lunedì 2 settembre 2013

Recensione di Live 92/93 di Albert Collins and the Icebreakers, Virgin Records America 1995



Caro Mr. Collins, ho sempre pensato che lei fosse una persona, un musicista, un chitarrista fuori dal comune. Prima di tutto per le sue caratteristiche fisiche: al suo fianco gente come Buddy Guy, Jeff Beck e Eric Clapton sembrano … minuscoli, piccoli. A vederla dal vivo, sul palco lei mette impressione, un gigante dalla stazza imponente .. per non parlare del suo modo di imbracciare la sua Telecaster, ma come si fa a portarla caricata solo sulla spalla destra, senza farla passare per le spalle? E poi quel modo di strapazzarla suonandola con le dita, va bene lo so che lei ha imparato da suo cugino, il mitico Lightnin’ Hopkins, ma lei ce ne ha messo davvero del suo. Basta una nota e tutti sanno che Mr. Telecaster o Mr. Iceman o The  Icebreaker è arrivato in città. Diavolo, che suono fantastico, quello suono tagliente, saturo e pulito allo stesso tempo che solo certi bluesman riescono a creare, ti gela il sangue, senti i brividi sulla pelle, il respiro rimane sospeso. E cavolo se lei sa giocarci sopra. E per questo sono convinto che i migliori dischi di blues non sono quelli in studio, bisogna ascoltarvi dal vivo, cercando di rubare l’attimo, quel gioco di accordi, quelle note lanciate in cascata, anche le battute col pubblico e i doppi sensi che infilate ogni volta nelle canzoni (“I’m your Iceman lady .. I’m the one that cool you down”), bisogna sentirvi suonare dal vivo, lì siete al massimo. E lei dal vivo, che diamine, lei è una potenza, ma quanto si diverte, ma quanto ci gode a tirare le corde di quella benedetta chitarra .. e la sua band? Con quel muro di fiati che tirano come matti, e che poi sono solo in due, Jon Smith al sax tenore e Steve Howard alla tromba, ma sembrano in cinque.
Questo disco è un po' il suo canto del cigno, ad agosto del 1993 le avevano giognosticato un cancro incurabile e il 24 novembre dello stesso anno lei non era più con noi e la sua Telecaster giaceva silenziosa da qualche parte chissà dove. Così ci resta questo disco, ultimi scampoli di musica di una grande carriera, ultima testimonianza della sua energia totale. Ascoltiamo ancora Mr. Frosty.

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