giovedì 30 maggio 2013

Recensione di Vanguard Visionaries di Sandy Bull, Vanguard



Sandy Bull? Sandy Bull. E chi è? Sandy Bull è un nome mitico, se pesnsate di appartenere a un culto perché amate Segovia o Basho o Fahey … beh vi sbagliate, per gli appassionati di Bull siete addirittura mainstream.
Chitarrista geniale e innovativo negli anni ’60, puro figlio alchemico di quella generazione flower power che voleva cambiare il mondo, Sandy è un vero e proprio outsider nel mondo della chitarra contemporanea. Brillante polistrumentista era in grado di passare con disinvoltura dalla chitarra acustica, alla elettrica fino all’oud e al banjo. Nato nel 1941 a New York se ne andato per un tumore nel 2001 … così .. sneza aver mai visto veramente riconosciute le sue doti di innovatore e di sperimentatore ante litteram.
Le sue musiche presentano una miscela di musiche tradizionali e di blues americano miscelate con melodie e idee tratte dalla musica orientale e persiana. Ci ha lasciato una manciata di dischi, non facilmente reperibili e territorio di collezionisti e fan irriducibili (tra cui il sottoscritto). Per chi volesse confrontarsi con le sue idee consiglio caldamente l’acquisto di questa raccolta con nove brani davvero interessanti e unici.
Electric Blend è una delle migliori improvvisazioni per chitarra elettrica che mi sia capitato di ascoltare, Bull fa un uso smodato del riverbero creando un’eco grandiosa, ma gli altri brani non sono da meno, la sua versione di Manha de Carnival è davvero notevole così come curiosa e divertente la sua Carmina Burana Fantasy per banjo a cinque corde, o la dilatatissima Memphis Tennessee di Chuck Berry. Bull era solito accompagnarsi anche dal vivo usando anche musiche già preregistrate su nastro o utilizzando un rudimentale ma efficace sistema di overdubbing , come dimostrato in un altro suo disco eccellente uscito nel 2006 per la Water Records: Still Valentine's Day, 1969: Live At the Matrix, San Francisco . Favoloso

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