lunedì 14 maggio 2012

L’Orientalismo in John Zorn: Forbidden Fruit, Torture Garden, Ganryu Island e Filmworks VII e New Traditions in East Asian Bar Bands (seconda parte) (1)




Evidentemente, questo è il prezzo da pagare per chi vuole agire ed operare in modo moderno e provocatorio al di fuori degli stereotipi previsti dall’orientalismo “tradizionale”. Ma quali le motivazioni sottostanti all’azione di Zorn? Da una prospettiva postmoderna, la musica di Zorn combina liberamente qualunque stile e soggetto che gli possa interessare. Il rischio in questo caso, come abbiamo visto per Crumb è che l’eclettismo internazionale si trasformi in una assenza di riguardo verso le differenze culturali. A mio avviso Zorn evita questa trappola in virtù della sua accurata conoscenza della cultura giapponese: non usa a caso “significati” privi di contenuto, ma conosce esattamente gli elementi orientali che usa nella sua musica.
È interessante notare infatti che furono gli americani di origine asiatica e non i giapponesi a sentirsi offesi dalla musica di Zorn. I dischi di Zorn continuarono (e continuano tuttora) a essere prodotti, stampati e messi in vendita liberamente in Giappone senza polemiche di sorta e con le cover e le foto al posto giusto, senza censure.
È possibile che Zorn conosca le specifiche aree della cultura giapponese moderna meglio degli americani giapponesi? Forse Zorn, affascinato dal lato più scuro della cultura giapponese, sa che le pratiche bondage non sono in Giappone di per sé considerate riprovevoli, diversamente che in Occidente dove sono considerate devianti e aberranti.
Mentre i giapponesi hanno una tradizione ricca di erotismo, molto cambiò nel ventesimo secolo e fu solo negli anni sessanta, con film come Craze Fruit che quella sessualità cominciò a riguadagnare il suo posto all’interno della cultura giapponese grazie soprattutto a Nagisa Oshima, l'uomo riportò il sesso al cinema col genere pinkueiga (film rosa). Nel Reame dei Sensi resta il suo lavoro più famoso, ma altri come Storia Crudele di Gioventù e Morte di un Impiccato cominciarono a sfidare quello che Oshima considerava una società repressa dove il percorso verso la modernizzazione schiacciava l'approccio giapponese e tradizionale alla sessualità. Lui guardava all’era Edo (1868 -1903) quando esisteva già una cultura sessuale più aperta e disinvolta. E anche a quell’epoca era presente una certa ossessione per il bondage e il sadomaso.
Il risultato fu la rinascita di un genere progressivamente sempre più trasgressivo e violento, quasi sempre contro le donne, che riuscì a guadagnare una tale popolarità verso il grande pubblico a tal punto che dalla metà degli anni 60’ il genere pinku-eiga impiegava metà della produzione cinematografica giapponese. Evidente dimostrazione del fatto che il sadomasochismo è normalmente presente nella cultura giapponese e che l'uso che ne fa Zorn non è in Giappone così radicale come può apparire in America.
L'uso da parte Zorn dei manga mantiene questa stessa impostazione. Diversamente dai fumetti americani i Manga si occupano di tutti gli aspetti della società giapponese, trattando una serie incredibile di temi: da come essere educati a tavola, alle invasioni di alieni, alle buffonate di criceti voyeuristi , all’economia domestica. C'è il sotto genere hentai, un tipo di manga ed anime che tratta esclusivamente la pornografia, quasi sempre connaturato da una gran varietà di trasgressioni. Il raccapricciante disegno all’interno dell’album Torture Garden ne è un esempio. Sebbene questo sia considerato riprovevole per gli Occidentali, in Giappone è considerato accettabile e non è difficile trovare persone che leggono questo tipo di materiale in pubblico senza la minima vergogna. Logico quindi che le scelte estetiche di Zorn non siano considerate come offensive in questo paese.
La violenza è anche presente nella cultura giapponese, come appare nei film di samurai di Kurosawa o i film di yakuza (banditi giapponesi) di Takashi Miike. È certamente presente in molti generi di anime e in molti tipi di musica, come ad esempio nel lavoro di Merzbow (Masami Akita). Akita è primariamente un compositore, ma anche un direttore cinematografico che tratta in modo molto specifico un mix di sesso, violenza e morte, ad esempio nel film Paradise Lost.

Evidentemente qui siamo lontani anni luce dagli stereotipi più comodi dell’orientalismo: le caricature asiatiche sorridenti, vestite nei tradizionali kimoni e mangiatori di riso (rigorosamente con le bacchette). Allo stesso tempo non tutti i giapponesi consumano questo tipo estremo di arte, ma essa è una parte sostanziale della loro cultura, aspetto finora accuratamente trascurato dagli accademici occidentali. Henti e pinku-eiga non sono movimenti culturali underground, eppure Hisama sembra totalmente ignorare quest’aspetto della società giapponese e, da brava orientalista occidentale, li giudica unicamente in base ai nostri parametri culturali. Peggio, giudica Zorn un violentatore di donne asiatiche unicamente in base alle foto degli artwork dei suoi dischi, ma forse parte della ragione per le sue invettive nei suoi confronti è si tratta di un maschio americano, ebreo e bianco.
Forse se fossero state presentate da un asiatico (come nel caso di Merzbow) sarebbe stato più facile per gli americani asiatici accettarle? Il dubbio sulla legittimità e accuratezza di queste critiche sale in maniera esponenziale non solo sulla base delle dichiarazioni di Zorn al riguardo:

[The images] were never intended to denigrate or insult any particular … groups of persons … If someone criticizes me, they’re not looking at the scope of my work, as an artist who deals with these themes in a consistent way. I’ve used Caucasians in violent situations too.

Le posizioni di Hisama sono inoltre carenti di molti elementi: Ad esempio Hisama non menziona persone come Ikue Mori, una batterista e esperta di musica elettronica giapponese che non solo lavora a stretto contatto con Zorn, ma che fino al 2001 ha seguito e curato la parte grafica dei dischi usciti per casa discografica indipendente Tzadik, di proprietà di John Zorn!
E’ comprensibile che una donna possa sentirsi offesa da quelle immagini, ma Hisama nel suo saggio non dice che lei si è sentita offesa personalmente, ma che Zorn è una persona perversa, razzista, e misogina, in particolare nei confronti delle donne asiatiche. Affermazioni che non si basano su nessun fatto certo, ma solo su una deliberata e palese male interpretazione della musica di John Zorn. La Hisama guarda solo due lavori di Zorn e solo esaminando l’aspetto grafico … peccato solo che la sua musica non si limiti a questi aspetti. All’epoca erano a disposizione di questi studiosi altri dischi di Zorn che non sono nemmeno stati presi in considerazione, è ora di parlarne e di dare un’ulteriore spallata a questo saggio, palesemente dozzinale e frutto di un impianto ideologico-critico datato e miope.

... continua domani

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