giovedì 27 ottobre 2011

Recensione di Mansarda, Improvvisatore Involontario


Benvenuti in Mandarda! Quante cose si possono trovare là sopra? Mettete su il disco e una voce di micetta annoiata vi informa che desidera spasmodicamente con modi alla Marylin un vestito rosso … ci è o ci prova? Sta giocando o sta prendendo in giro Amalia Grè? E perché appena tace sembra che nella Mansarda sia soppiato il finimondo? E’ la mansarda dei Naked City redivivi? Jazz Punk core? You know the score? Poi quiete? Il pulviscolo che si deposita? La stessa voce che si intreccia ai fiati su una chitarra liquida e ipnotica? Strani titoli: chi potrà mai ballare un “Vorticoso twist”? Chi abiterà in un “Interno Maceratese”? Chi ha mai visto il “Tony Blair witch project” e soprattutto si resta vivi dopo? Quali saranno mai state “Le ultime lettere di Alberto Fortis” e sapevano poi davvero di fragola? Henry è mai arrivato ad Hollywood?
La chitarra di Giacomo Ancillotto che parte fa? Gioca con Chuck Berry e Peter Gunn?
Un momento, ferma nella Mansarda di Improvvisatore Involontario c’è questo e altro. E d’altra parte chi vi aspettavate potesse arredare in questo modo una mansarda adatta al gatto di Alice nel Paese delle Meraviglie. Creazioni estemporanee, improvvisazioni divergenti, canzoni abbozzate e frullate, groove altamente instabili, fiati acidi e chitarre pericolanti.
Io un giretto in Mansarda quais quasi me lo faccio .. hai visto mai che ci trovo anche gli Aristogatti?
Muy divertido!

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