giovedì 6 ottobre 2011

John Zorn, Naked City


Una piccola premessa: ne ho le scatole piene della gente che afferma con aria trasognata e reverente che gente come John Zorn e Frank Zappa sono fuori di testa, che la loro musica è assurda e pazzesca e che loro sono fuori come balconi. Una volta per tutta piantatela: gente così non fa niente per caso, non beve, non si droga, gestiscono realtà economiche come case discografiche indipendenti come la Tzadik (che nonostante la crisi economica e il download illegale continua a fare utili e a produrre dischi), sono abili e navigati gestori della propria immagine, delle proprie royalties. Dati questi presupposti uno come Zorn suona, compone e fa uscire dischi con la stessa precisione, perizia e preparazione di un chirurgo, nulla esce per caso e lasciate pure perdere stereotipi vari: Zorn sa quello che fa, lo sa bene e lo fa anche meglio e questo disco ne è un esempio perfetto.
Siamo nel 1989, New York è una città che cerca faticosamente di risalire la china, criminalità, crisi finanziaria del comune, crollo del mercato immobiliare l’hanno messa in ginocchio, ormai sembra il ritratto della Gotham City dei fumetti di Bat Man, aggirarsi per le sue strade è un rischio, i turisti vengono soprannominati in una puntata del Saturday Night Live con l’appellativo di “bancomat”, New York ha già prodotto la disco di Larry Leavan e dello Studio 54, ma i suoi protagonisti cominciano a morire di Aids, i protagonisti della street art non se la passano meglio e se ne è andato nel febbraio del 1987, crivellato di colpi, la droga ha già iniziato la sua opera di triste mietitrice sulla scena punk e no wave del GBGC e della Kitchen. New York prova a rialzare la testa ed esce questo disco che fin dalla copertina dalla bellezza agghiacciante urla tutta la sua violenza, il suo desiderio di riscatto, la sua carica di genialità, libertà e innovazione. E consacra un’altra volta il genio di Zorn. Il colpo giusto al momento giusto: John Zorn e i suoi musicisti, John Zorn e la sua musica, John Zorn e la sua città, la sua nuda città: New York City.
Un vortice musicale di poco meno di un'ora in cui Zorn distilla ventisei tracce all'insegna della potenza, dell'inventiva, dell’intensità e dell'interpretazione, centrifugando al massimo della velocità consentita dai suoi sodali (Frisell alla chitarra, Horovitz alle tastiere, Firth al basso, Baron alla batteria e Yamatsuka Eye alle voci), tutta la sua passione e amore per la sua città, per il cinema, per il jazz, per la cartoon music, per l’hard core. Cito rapidamente i suoi momenti migliori: Batman, pezzo travolgente, un vero e proprio uragano musicale, che inizia fin da subito il processo di sgretolamento, di distruzione di tutti i muri, di tutti quei meccanismi di divisione della musica in generi a se stanti. Tutto convive perfettamente nella pressione e nella intensità di Naked City, dalle interpretazioni delle soundtracks, (The Sicilian Clan, A Shot In The Dark, Chinatown e il tema di James Bond) alle tracce centrali del disco che stanno a metà strada tra la cultura dei manga e il Death Metal. Da menzionare anche la cover di Lonely Woman e le eccezionali Saigon Pickup, Graveyard Shift e la conclusiva Inside Straight.
Aggressivo, rabbioso, furibondo, poetico, dal dettaglio maniacale, Naked City è un disco al di fuori d'ogni preconcetto e contiene una musica senza limiti e senza inganni. Ancora oggi immortale.

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