giovedì 16 giugno 2011

Intervista a Giovanni Grano, terza parte


Lei è presente con diversi video su youtube che la riprendono in situazioni particolari, spesso di musica-teatro e comunque diverse dal classico video del chitarrista classico inquadrato nell’atto dell’esecuzione musicale. Come mai queste scelte e lei pensa che come già avviene in altri ambiti musicali anche la musica classica possa essere adottata per un uso innovativo del mezzo video-multimediale, così come è avvenuto per altri generi musicali?

So che probabilmente deluderò le sue aspettative a questa domanda , però devo dirle francamente che, quasi tutti i video che mi rappresentano su youtube son stati realizzati dalle istituzioni concertistiche invitanti, comprese alcune emittenti nazionali, o da qualcuno dei miei allievi, spesso anche a mia insaputa e con inquadrature del tutto spontanee. Sono d’altra parte propenso ad un uso mirato dei mezzi video che, naturalmente, possono appagare il senso visivo in sincronia con i contenuti musicali, proprio come è avvenuto per altri generi musicali, ed in particolare il musical, la lirica, la sinfonica e l’operistica spesso resa anche più gradevole quando è realizzata sotto forma di un vero e proprio film.

Ho, a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico, nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?

Il rischio di una globalizzazione e ancor di più di una contaminazione, fusione, o intercambiabilità di generi è sempre più incombente e credo che investa non solo il mondo della musica. Mi pare che oggigiorno si stia vivendo una sorta di confusione storica e stilistica, dove il passato non è più scandito da un percorso cronologico definito e può essere inopinatamente associato al presente, talvolta anche al futuro. Basti pensare a quella miriade di films e cartoons ambientati nel futuro con personaggi del medio-evo o figure della mitologia greca o scandinava che si trovano ad operare con figure storiche di epoche di molto posteriori e che viaggiano su improbabili e futuribili astronavi spaziali. Questa contaminatio nasconde in realtà una confusione ed una povertà di idee che, sul versante musicale, può portare alla ribalta “fenomeni” commerciali , sedicenti compositori-esecutori che, in maniera del tutto autoreferenziale si lasciano proclamare, o amano definirsi, con sicumera sospetta ed enfasi inopportuna , addirittura i “Mozart del XXI° secolo “.

Più che una domanda .. questa è in realtà una riflessione: Luigi Nono ha dichiarato “Altri pensieri, altri rumori, altre sonorità, altre idee. Quando si ascolta, si cerca spesso di ritrovare se stesso negli altri. Ritrovare i propri meccanismi, sistema, razionalismo, nell’altro. E questo è una violenza del tutto conservatrice.” … ora .. la sperimentazione libera dal peso di dover ricordare?

Ritengo che questo meccanismo di “ proiezioni” palesate così laconicamente da Luigi Nono non rappresenti affatto una violenza e tanto meno che abbia un carattere conservatore. Al contrario - e fatte le debite differenze - l’ascolto di pensieri, idee e sonorità altrui può portare ad importanti e profonde riflessioni sul proprio essere , servire da stimolo per una visione ontologica strettamente connessa alla propria crescita. La sperimentazione rappresenta sì una ricerca interiore, ma non può partire dal nulla ; val la pena ricordare il motto “ ex nihilo nihil” e sottolineare che il peso dei ricordi rimossi e schiacciati sotto la grata dell’inconscio funge da blocco emotivo piuttosto che da funzione catartica. Immagino la sperimentazione (quella seria, frutto di profonda elaborazione e congrua di consistenti significati ) come un nano che, collocandosi sulle spalle del gigante - ovvero l’esperienza della memoria storica – riesce a vedere più lontano, rappresentando, al tempo stesso, sia un periscopio dell’inconscio che un avamposto della coscienza.

Qual è il ruolo dell’Errore nella sua visione musicale? Dove per errore intendo un procedimento erroneo, un’irregolarità nel normale funzionamento di un meccanismo, una discontinuità su una superficie altrimenti uniforme che può portare a nuovi sviluppi e inattese sorprese...

L’errore, nella mia visione musicale stricto sensu , fermo restando che potrebbe delinearsi anche come un’impasse dei meccanismi della memoria o di quelli della coscienza, sotto un altro punto di vista potrebbe rappresentare - seppure in maniera subliminale - la ricerca d’una verità nascosta, o il tentativo di approfondire un elemento, o un morfema musicale, enunciato però secondo modalità diverse da quelle considerate abituali, e quindi prevedibili.
Come afferma Benedetto Croce nel suo Breviario d’estetica….. “ l’errore parla con doppia voce, una delle quali afferma il falso, ma l’altra lo smentisce”. Naturalmente stiamo parlando di quegli errori che non siano conseguenza di un’errata postura di base o di una imprecisa articolazione delle mani e/o delle dita. In tal caso credo che ogni didatta responsabile dovrebbe suggerire gli esercizi più adeguati ai propri allievi e a se stesso, in stretta simbiosi con la rappresentazione mentale dell’esecuzione musicale. Da sempre son convinto che si suona col cervello prima che con le dita !!

continua domani...

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