giovedì 29 luglio 2010

Giuseppe Chiaramonte in concerto 13/08/2010 Lecce


13/08/2010
Ora di inizio: 20:30
Sede: Chiesa della Madonna Assunta, Specchia, Lecce

Programma:
...
Fernando Sor: Fantasia Elegiaca op. 59
Johann Kaspar Mertz: Elegia
Augustin Pio Barrios Mangoré: Julia Florida
Johann Sebastian Bach: Bourrée dalla Suite BWV 996

Miguel Llobet: El Testament D'Amelia
Augustin Pio Barrios Mangoré: La Catedral
Johann Sebastian Bach: Fuga BWV 1000
Johann Kaspar Mertz: Le Gondolier

Info:

WebSite.: http://www.wix.com/giuseppechiaramonte/giuseppechiaramonte

Intervista con Julia Malischnig di Giuseppe Chiaramonte, terza parte


G.C.: La prossima edizione del festival si terrà questa estate. Cosa c’è di nuovo quest’anno?


J.M.: La Guitarra esencial Festival sta assumendo rilevanza come festival della musica e della chitarra a livello internazionale, dove la chitarra è sempre lo strumento che domina all’interno di un ampio panorama musicale. Il famoso argentino virtuoso del bandoneon e compositore Dino Saluzzi aprirà il festival quest’anno, assieme alla sua famiglia, suo figlio Josè alla chitarra e suo fratello Felix al sassofono e clarinetto – e io che mi unisco a loro come ospite speciale. L’eccezionale MGT Trio – 3 eroi della chitarra da 3 nazioni diverse -Wolfgang Muthspiel, Slava Grigoryan e Ralph Towner - presenteranno il loro “From a dream”. Si esibirà il duo australiano Slava e Leonard Grigoryan, così come il chitarrista austriaco virtuoso Alexander Swete. I fantastici German guitar & Voice Duo Friend’s Fellow saranno qui , il noto vocal coach Ali Gaggl offrirà un saggio a tutti I partecipanti del festival. Ci saranno workshops e masterclasses con Wolfgang Muthspiel, Alexander Swete, i Grigoryan Brothers e la sottoscritta, come anche workshops musicali e di “rhythm and body” con il percussionista Luis Ribeiro e la ballerina di tip-tap Sabine Hasicka …e molto altro ancora. Il programma è davvero imponente con molti artisti internazionali che vi aspetteranno tutti a La Guitarra esencial, dal 4 all’ 8 Agosto a Millstatt.

G.C.: Potresti anticiparci qualcosa del tuo nuovo progetto, il doppio CD “City of Dreams” che uscirà ad agosto?


J.M.: ´City of Dreams` verrà presentato al Festival La Guitarra esencial il 7.8.2010 a Millstatt.
Credo che sia un evento davvero raro e fino ad ora mai accaduto: un doppio album per un chitarrista classico che svela le mie composizioni soprattutto per chitarra, solo recordings, in duo, con basso e tip-tap. Inoltre un secondo CD dove la chitarrista diventa cantante… che propone le mie canzoni, con i miei testi e canzoni preferite. ´City of Dreams` è musica e non è possibile etichettarlo in un qualche modo particolare. Io mi esprimo con la mia musica, la musica di molti mondi, con un discorso in diverse lingue e innumerevoli colori. Amo i suoni e i colori, e adoro sceglierli. Amo le parole e amo usarle. Amo la mia chitarra e servirmi della mia voce. E così ho fatto entrambe le cose: registrare questi 2 Cd per mostrare il mio sviluppo musicale di questi anni. Posso asserire che la mia musica sia onesta e pura, e cela molte storie da raccontare. Di sogni, visioni e speranze.


…Every moment can change
Your vision your believe
Every smile you give or get
Will paint a memory in your heart
Becoming melody of your dream…


G.C.: Ti ringrazio molto, Julia.

mercoledì 28 luglio 2010

Intervista con Julia Malischnig di Giuseppe Chiaramonte, seconda parte


G.C.: Quando e dove ti esibirai prossimamente?


J.M.: L’evento più significativo si terrà il prossimo Agosto 2010 ed è La Guitarra esencial, dove presenterò il mio CD. Successivamente farò degli altri concerti per presentare il mio CD con il mio gruppo in Carinzia e a Vienna. Seguiranno concerti di chitarra sola a Settembre a Granada, in Spagna, e ad Ottobre ad un Festival di chitarra in Bulgaria, a Novembre al Guitar Festival “Saitensprünge” in Germania e poi al Wroclaw Guitar Festival in Polonia… così presenterò il mio ´City of Dreams` in molte città diverse.

G.C.: Quale è il repertorio che prediligi? Chi è il tuo compositore preferito?


J.M.: Poiché ho iniziato a comporre, il mio repertorio attuale tende ad includere i miei brani. Insieme a molte altre composizioni che amo, come i tango argentini, musica contemporanea e non solo. Il mio compositore preferito è Ralph Towner, che stimo per il suo alto senso artistico.

G.C.: Il fatto che tu sia anche una compositrice, non è una cosa comune tra gli interpreti contemporanei. Vuoi dirci qualcosa sui tuoi pezzi?


J.M.: La mia prima composizione per chitarra sola è stata La Marcha de los Pinguinos, ed è venuta in modo del tutto occasionale mentre ero in tour in Argentina. Ognuna delle mie composizioni ha una storia alle spalle… la musica si manifesta in me in modo del tutto spontaneo, sulla base di emozioni ed esperienze che mi hanno coinvolta emotivamente. In ognuno dei miei concerti spiego le mie composizioni al pubblico, comunicando e condividendo con e attraverso di loro la mia musica.

G.C.: Alcune domande riguardo “La guitarra esencial”. Tu sei la fondatrice e il direttore artistico di questo importante Festival Chitarristico Internazionale a Millstatt, nel sud dell’Austria. Perché proprio questa località? E perché questo titolo?


J.M.: La Guitarra esencial …l’arte della chitarra. La chitarra come essenza della musica e l’importanza della chitarra all’interno del mondo della musica – è ciò che è metaforicamente incluso in questo nome. Lo scopo è quello di condurre la chitarra su un altro piano… dove non c’è più distinzione tra stile e forma, tra classica, jazz, flamenco e il resto della musica. E’ l’arte della musica ciò che La Guitarra esencial rappresenta.
Millstatt sorge nella stessa area della mia città. E’ un bel posto sul lago, quieto ed incontaminato, proprio il luogo ideale per la musica e l’arte. E’ per questo che ho scelto “casa mia” come location de La Guitarra esencial, per offrire un festival davvero speciale con artisti speciali e arte di rilevanza al pubblico e alla gente del mio territorio. Millstatt è un piccolo paese, non una città, e le persone qui apprezzano e promuovono gli eventi culturali di qualità come questo. A volte un paese può diventare una città… e a volte una visione può essere più forte di molte altre cose. Ho composto una mia canzone sulla mia città – il mio inno a Millstatt chiamato City of Dreams – che è sia il titolo del mio progetto musicale che del mio CD.


continua domani

martedì 27 luglio 2010

Julia Malischnig: La Muerte del Angel

Intervista con Julia Malischnig di Giuseppe Chiaramonte, prima parte


GIUSEPPE CHIARAMONTE: Alcuni chitarristi iniziano a studiare chitarra spinti da una passione innata, altri dalla loro curiosità, altri ancora perché incoraggiati dai genitori … tu come hai iniziato a studiare chitarra?


JULIA MALISCHNIG: Mi sono innamorata della chitarra quando avevo tre anni …
Era un freddo giorno d’inverno … Stavo camminando con i miei genitori in mezzo alla neve in città quando mia mamma volle comprarmi una pala da neve per giocare con la neve.
All’improvviso vidi una piccola chitarra in una vetrina. La pala allora non fu più di nessun interesse per me, mi ero innamorata della chitarra a prima vista e non volevo null’altro che quella. E questo amore speciale dura da allora …

G.C.: A che età hai capito che la chitarra sarebbe stata il fattore dominante della tua vita?


J.M.: Molto presto… Intorno ai 12 anni, quando ho capito che la chitarra sarebbe stata sempre con me, divenendo la mia professione. Grazie alla mia prima meravigliosa insegnante Barbara Dietrich della scuola di musica Spittal sono stata iniziata fin da subito al mondo della chitarra. Già all’età di otto anni ebbi l’opportunità di frequentare delle masterclasses tenute da Pepe Romero. Lui è stato senza dubbio una persona chiave, che sapeva esprimersi attraverso il proprio amore per la chitarra. E’ in questo contesto che ho iniziato a seguire le prime lezioni con lui, imparando a pizzicare e ascoltare le corde, entrando in sintonia con lo strumento. La parte determinante della mia vita musicale la ritrovo nella mia fanciullezza, nel mio splendido insegnante e nell’educazione musicale che ho avuto, sempre molto accogliente e spontanea.

G.C.: Hai anche studiato con due chitarristi italiani annoverati tra i più importanti, Oscar Ghiglia e Aniello Desiderio. Dicci quanto queste esperienze sono state determinanti per te.

J.M.: Sono state entrambe molto importanti, anche se ognuna sotto aspetti diversi. Quando ho avuto modo di ascoltare Aniello Desiderio dal vivo in concerto è stato per me un momento musicale unico e intenso. Non avevo mai sentito prima di allora suonare qualcuno così come lui era in grado di fare… e ciò mi ha dato ulteriori stimoli e prospettive per i miei studi futuri.
Con Oscar Ghiglia ho studiato un anno a Basilea, presso l’Accademia di Musica e anche presso l’Accademia Musicale Chigiana a Siena. Lui mi ha fatto scoprire delle nuove dimensioni del suono, rendendomi consapevole di me stessa e spronandomi ad esprimere i miei suoni e quelli della mia chitarra.

G.C.: Hai tenuto concerti in diversi continenti. Quale è la sala da concerto che ti è piaciuta di più? E dove hai trovato il pubblico più caloroso?


Suono in luoghi molto differenti tra loro: grandi teatri, piccole sale, luoghi sacri… e ogni posto ha la sua unicità. Io proverò sempre sensazioni diverse in ogni luogo dove sarò, e oltre a me sarà la mia stessa musica ad essere diversa. La Philharmony di Kiev, in Ucraina, è stato un luogo molto speciale. La sala era splendida, con un’ottima acustica. Gli spettatori si commossero, quella sera, a tal punto che il giorno successivo pensai un nuovo pezzo, chiamato “Kiev Meditation”, che è la traccia bonus del mio City of dreams CD1. Riguardo al pubblico più caloroso, è difficile dire quale sia stato… ogni luogo ha i suoi spettatori… e ogni concerto è unico così come i suoi spettatori… il pubblico in Sudafrica è incredibilmente affettuoso, ma anche altrove non è da meno… se solo lasci che il tuo cuore si esprima attraverso la musica.


continua domani

lunedì 26 luglio 2010

Fabio Zontini: monografia




Intervista con Empedocle70


Articoli di Fabio Zontini


Video


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Julia Malischnig: Anthem

Julia Malischnig: Biografia


Nata nel 1976 a Villach, Austria, Julia Malischnig ha ricevuto le sue prime lezioni di chitarra da Barbara Dietrich alla scuola di musica di Spittal.
Ha studiato con importanti musicisti quali il Prof. Konrad Ragossnig all’Università della Musica di Vienna, con Oscar Ghiglia all’Accademia di Musica di Basilea, con Frank Bungarten, Pepe Romero, Alexander Swete, Aniello Desiderio.
Per la sua laurea con il massimo dei voti alla Università della Musica di Vienna nel 2002, ha ottenuto una Menzione Speciale dal Dipartimento Austriaco dell’Educazione, della Scienza e della Cultura.
Si è esibita con rinomati musicisti quali “I solisti di Zagabria” e Dino Saluzzi e ha entusiasmato il suo pubblico tenendo concerti in Europa, Corea, Sud Africa, Cuba e Argentina, dove ha suonato, tra gli altri, al Festival Internazionale di Ushuaia.
Julia Malischnig ha composto numerosi brani per chitarra e il suo repertorio abbraccia diversi generi musicali, spaziando dalla classica al Tango al Jazz, e sempre più grande sta diventando in lei l’interesse nel coltivare collaborazioni con altri artisti in tutti i generi musicali e nel comporre musica.
Julia Malischnig ha vinto numerosi concorsi e borse di studio. Dirige master-classes e workshops di chitarra a livello mondiale ed è a capo della Sezione Strumenti a Corda dell’Accademia Superiore “Landesmusikschulwerk” in Austria.
Julia Malischnig è la fondatrice del Festival Chitarristico Internazionale La Guitarra esencial di Millstatt, Austria, di cui è anche direttore artistico.

Links
http://www.juliamalischnig.com/



domenica 25 luglio 2010

Laura Mondiello: International Music Summer 2010 Master di Chitarra 23 e 24 Agosto 2010

International Music Summer 2010
Master di Chitarra
23 e 24 Agosto 2010

Laura Mondiello


Il corso è aperto a chitarristi senza limite di età; è ammesso un numero massimo di 9 allievi. Sono previste due lezioni per ciascun partecipante attivo. Gli allievi sono tenuti ad assistere alla totalità delle lezioni.

Curriculum del docente

Consegue brillantemente il Diploma di Chitarra presso il Conservatorio di Musica di Benevento sotto la guida del maestro Stefano Grondona, e successivamente la Laurea presso la Hochschule für Musik di Basilea (Svizzera), con il Maestro Oscar Ghiglia, con conferimento straordinario del titolo di Solista. Segue numerosi Corsi di Perfezionamento tenuti da Julian Bream, Oscar Ghiglia, José Thomàs, Angelo Gilardino, Stefano Grondona, Hopkinsons Smith, Manuel Barrueco e Paul Galbraith. Riceve la borsa di studio al merito dall'Istituto musicale 'Benvenuti' di Conegliano Veneto. Studia presso l’Accademia Chigiana di Siena, dove riceve per tre anni consecutivi il Diploma di Merito con assegnazione di borsa di studio straordinaria “Emma Contestabile” e “Saverio Boccardi”, quindi viene invitata dalla stessa a collaborare con l’Orchestra Città Lirica di Pisa diretta da Alessandro Pinzauti e con l’Orchestra da camera di Siena diretta da Gianluigi Gelmetti. Premiata come finalista al Concorso Internazionale “Palma d’oro” di Finale Ligure, conquista il 2° premio al XXV Concorso Internazionale “Incontri Chitarristici di Gargnano”. Incide per la Dynamic, in collaborazione con il percussionista Guido Facchin, per la realizzazione dell'opera integrale del compositore americano Lou Harrison. Dal 2003 collabora con Stefano Grondona al progetto di recupero e divulgazione del repertorio dello storico duo chitarristico Miguel Llobet-Maria Luisa Anido, che trova una prima realizzazione nel Cd “Homenaje”, comprendente la raccolta di inedite trascrizioni di Llobet, eseguite su strumenti originali d'epoca, per duo e per ensemble di chitarre, il Nova Lira Orfeo, e successivamente nell’album “Humoresque” interamente dedicato al repertorio per duo, incentrato su composizioni di Isaac Albéniz e Enrique Granados. Per questo lavoro il duo è stato recentemente invitato a suonare all'Auditori del Museu de la Música di Barcellona, per le celebrazioni del centenario di Albéniz con un programma intitolato “Els sons de la guitarra”, concerto registrato e trasmesso per Radio Catalunya. Per l'evento Grondona e Mondiello hanno suonato due prestigiosi strumenti del liutaio Antonio de Torres custoditi nel Museo: la chitarra appartenuta a Llobet e la famosa 'chitarra di cartone', costruita con fondo e fasce in cartone. Laura Mondiello affianca Grondona nel lavoro di edizione dell'opera integrale di Llobet, per la casa editrice Chanterelle, nella parte dedicata al Duo e all'ensemble strumentale Lira Orfeo. Con la coreografa e danzatrice Emanuela Mondiello ha realizzato il Nocturnal Dance Project, progetto-studio ispirato alla rappresentazione musicale e coreutica dell'opera Nocturnal after John Dowland op. 70 di Benjamin Britten. E' autrice di un saggio su detta opera, attualmente in corso di traduzione e pubblicazione in lingua inglese e francese. Notoria è la sua attività nel campo della ricerca e dell'insegnamento. Già docente presso l’Istituto Musicale di Bolzano in lingua tedesca , Laura Mondiello insegna in seguito nei Conservatori di Brescia, L’Aquila, Alessandria, Palermo, Adria, Venezia, Lecce. Al tempo stesso tiene diverse Masterclasses a Venezia, Brescia, Roma, Montebelluna, Vicenza, Ponte in Valtellina (So), Napoli. Docente di chitarra dei corsi ordinari e del perfezionamento nella Scuola Diocesana di Musica S. Cecilia a Brescia dal 2001. Una parte della sua attività di ricerca è dedicata agli studi della fenomenologia della musica, che segue dal 2001, sotto la guida del Direttore Konrad von Abel, presso la "Association des musiciens pour la pérennité et l'héritage musical de Sergiu Celibidache", in Francia e in Germania. Recentemente ha conseguito il diploma accademico di II livello in discipline musicali, chitarra, presso il Conservatorio di Vicenza, con il massimo dei voti, lode e menzione.

Fabio Zontini: una chitarra d'epoca











venerdì 23 luglio 2010

Il Maestro Stefano Grondona suona la chitarra di cartone di fabioZontini

Intervista a Fabio Zontini, quarta parte


Com'è la situazione del mercato in questo momento, questa crisi si sente o.. è solo psicologica?

Per quello che riguarda la mia attività devo dirti che avendo accumulato alcune ordinazioni negli ultimi anni per ora non ne ha risentito.
In generale la crisi non è affatto psicologica, è vero però che per chi studia seriamente, per i concertisti (ma anche per gli appassionati ed i collezionisti) avere un buon strumento artigianale è ancora qualcosa di imprescindibile. E proprio in questi periodi di crisi vengono premiati gli artigiani più affidabili, chi ha lavorato negli ultimi anni con impegno serietà e correttezza.
Anzi, oserei dire che di questi tempi dove le banche si comportano spesso come il gatto e la volpe di pinocchio, acquistare una buona chitarra di liuteria si può considerare quasi un investimento sicuro, un bene rifugio... Poi se domani ci sarà una crisi che tocca i bisogni primari, per intenderci manca il pane, credo che nessuno avrà voglia di mettersi a suonare…e tanto meno i liutai di costruire, a stomaco vuoto si lavora male….



Ti conosco non solo come un abile liutaio ma anche come un ricercatore instancabile, quali sono i tuoi prossimi progetti?

Tra le altre cose voglio approfondire il lavoro che ho iniziato sul liutaio Pietro Gallinotti che ritengo il più interessante costruttore italiano di chitarre del secolo scorso.
Non ti anticipo niente ma è un ambito di ricerca che rivelerà forse qualche piccola sorpresa riguardo la storia e l’evoluzione della liuteria chitarristica.
Poi tempo permettendo mi piacerebbe andare a trovare qualche liutaio europeo e non con cui sono in contatto, ne approfitterò per fare qualche nuovo rilievo, internet è una fonte d’informazione straordinaria ma non sempre esaustiva…bisogna andarci di persona! E ti dirò non è sempre un dispiacere…


Per concludere questa piacevole intervista .. vuoi raccontarci qualche aneddoto successo durante o dopo la costruzione di uno dei tuoi strumenti?

Grazie alla umilissima chitarra di cartone nel 2006 sono stato invitato in Messico a presentare il mio lavoro e lo strumento. Arrivo lì, tengo la mia conferenza, con l’interprete spagnolo, in una sala bellissima, molti uditori, tanti musicisti, qualche curioso…insomma una bella soddisfazione.
Il giorno dopo, in un locale della cittadina dove si svolgeva il festival, mi sento chiedere ”ma lei è il liutaio della chitarra di cartone?”
Eravamo dall’altra parte del mondo dove non mi conosceva nessuno, puoi immaginarti la mia sorpresa!!
Semplicemente e per pura combinazione avevo incontrato uno dei presenti all’ incontro del giorno prima…Per un attimo mi sono sentito una celebrità!

grazie Fabio e .. in bocca al lupo!

Empedocle70

giovedì 22 luglio 2010

Davide FICCO plays GISMONTI's AGUA & VINHO for guitar solo

Intervista a Fabio Zontini, terza parte


Qualche tempo fa ha suscitato scalpore e curiosità la tua “chitarra di cartone”, ne avevamo parlato nel blog proprio con un tuo articolo, so che è stata presentata in diverse situazioni e suonata da diversi musicisti, Stefano Grondona, Davide Ficco, Angelo Barracelli, Alirio Diaz… ci vuoi parlare ancora di questo progetto e come si è evoluto? Qual è stata la reazione di chi ha provato questa chitarra?

La chitarra di cartone è nata quasi per gioco… naturalmente conoscevo il progetto originale di Torres ma non immaginavo di realizzare uno strumento dalle caratteristiche davvero sorprendenti a detta di chi in questi anni l’ha provata.
Così ho cominciato a portarla alle mostre dove devo dire riscuoteva sempre un grande successo fra i musicisti, oltre ad alimentare anche un certo dibattito. Poi con Claudio Canevari che è docente alla Civica Scuola di Liuteria di Milano è nata l’idea di realizzare una lezione-conferenza a proposito di questo mio lavoro, che abbiamo tenuto in diversi festival e convegni.
Alla fine devo ammettere che realizzare una copia della Papier Machè si è rivelato fondamentale per capire qualcosa di più su come funziona una chitarra.
Questo strumento così particolare mi ha suggerito un parallelo con vicende molto lontane dal mondo della liuteria, ho pensato all’atleta sudafricano Oscar Pistorius, che partecipava alle gare dei 400 metri utilizzando delle protesi artificiali perché amputato di entrambe le gambe dall’età di 11 mesi. Correre con due protesi come quelle e ottenere delle ottime prestazioni significa riuscire a trasformare uno svantaggio iniziale in una situazione forse addirittura favorevole, e trovo tutto ciò piuttosto sconvolgente. Allo stesso modo, il fondo e le fasce di cartone, come due protesi posticce e innaturali, non impediscono di ottenere ottimi risultati se contestualmente si è trovato un equilibrio negli spessori e nei pesi del piano armonico; anche qui l‘ipotetico svantaggio iniziale è stato annullato

Ho letto e sentito con piacere che proprio una tua chitarra, una riproduzione di una Panormo d’epoca è stata suonata dal Duo Maccari Pugliese nel loro ultimo cd dedicato alle musiche di Sor e Coste, che impressione ti ha fatto ascoltare il suono della tua chitarra, l’unica chitarra “nuova”, in un cd dove gli interpreti suonano solo chitarre vintage?

Ovviamente un grande piacere ed un onore, una delle maggiori soddisfazioni che ho provato da quando faccio questo mestiere. Maccari & Pugliese sono due interpreti straordinari, molto comunicativi, e la nostra è una collaborazione che continuerà nel prossimo futuro.

Quali sono i tuoi colleghi di cui hai più stima e che magari consiglieresti a un musicista a cui magari per motivi di tempo o di caratteristiche della richiesta sai di non poter far fronte alle sue necessità?

Di liutai che stimo, in Italia, ce ne sono molti, è un periodo fortunato questo per i chitarristi, perchè è piuttosto facile rispetto ad un tempo procurarsi un buon strumento senza dovere necessariamente uscire dal suolo patrio. Per fare qualche nome ti direi Bottelli, Maguolo, Coriani con i quali ho condiviso l’esperienza di Madrid, e ancora Waldner, Illotta, Migliorini&Pozzi, Frignani. Poi negli ultimi anni la Scuola di Liuteria di Milano ha sfornato dei giovani di talento di cui sentiremo parlare nel prossimo futuro.


continua domani

mercoledì 21 luglio 2010

Paganini Niccolò Fabrizio Giudice - chitarra classica - live 27/01/2008

Intervista a Fabio Zontini, seconda parte


Quali chitarre ricordi con più affetto?

Tutte quelle che sono nate contemporaneamente ed in sintonia con un avvenimento significativo della mia vita, tutte quelle realizzate sulla base di un’idea, di una intuizione, quelle che ho finito nei giorni in cui nasceva mio figlio. Ma anche la prima in assoluto (che emozione sentirla suonare) e ovviamente l’ultima nata.

Si fa una gran parlare a volte della liuteria come una vera forma d’arte, cosa che è sicuramente vera per alcuni strumenti .. i violini di Stradivari, ad esempio, tu come liutaio, ti senti più vicino all’arte o .. all’artigianato artistico? E perché?

Io mi sento anzi sono un artigiano che mette tanto di sè negli strumenti che realizza: questo atteggiamento per cui considero il mio lavoro come un modo di esprimere me stesso mi avvicina un pò all’artista….ma non mi rende tale.
E’ molto difficile tracciare un confine netto, anzi ti dirò…forse il liutaio, proprio per l’oggetto particolare che realizza, si muove su questo confine ampliandone il significato…
La chitarra, in generale lo strumento di liuteria ha un po’ una doppia vita: quella che inizia in laboratorio tra pialle scalpelli e trucioli e quella che poi prosegue nella mani del musicista. E’ un oggetto particolare, non fine a se stesso, che va usato da altre mani d’artista per realizzarsi appieno….


Parliamo di marketing. Quanto pensi sia importante per un professionista del tuo settore? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?

Direi che oggi nella nostra società cosiddetta “dell’immagine” il marketing e la promozione di se stessi hanno un ruolo importante, ma non fondamentale. Aggiungerei che il mestiere del liutaio viene da lontano e chi lo sceglie è a volte poco sintonizzato su certi aspetti caratteristici della modernità quali appunto l’immagine, la promozione…. Nel nostro ambito penso che alla fine conti di più il giudizio dei musicisti rispetto a ciò che facciamo, giudizio che a volte diventa consiglio, suggerimento per altri musicisti.


So che sei stato tra i liutai italiani che nel 2008 hanno esposto i loro strumenti a Madrid, che ricordi hai di quella esperienza? Ti è stata utile?

E’ stata interessante e divertente, una bella esperienza di condivisione e di studio con altri liutai.
Abbiamo avuto modo di visionare alcuni strumenti originali di Torres, Simplicio, Arias e altri e non capita tutti i giorni, strumenti che erano esposti insieme ai nostri. Insomma è stata un’esperienza che anche sotto il profilo strettamente lavorativo ci ha arricchito. E poi ricordo con piacere una cena in particolare dove erano presenti anche il liutaio Conde, Amalia Ramirez e ovviamente tutti i liutai italiani che partecipavano all’esposizione.

continua domani

martedì 20 luglio 2010

Intervista a Fabio Zontini, prima parte


Caro Fabio, raccontaci un po’ come è iniziata la tua attività e quando hai deciso che avresti fatto il liutaio…

Ho sempre nutrito un interesse speciale per la musica, poi quasi per caso ho avuto modo di frequentare la bottega di un liutaio, il Maestro Carlo Raspagni, ed è nata la passione.
Quindi mi sono iscritto alla Civica Scuola di Liuteria di Milano ed ho iniziato il mio percorso di studi che è durato quattro anni fino al Diploma.


Con quali materiali preferisci lavorare?

I legni!...tutti…ognuno ha la sua voce e ogni volta è una sfida farla emergere.
Mi interessa meno lavorare su progetti che abbinano al legno materiali innovativi quali il nomex, il carbonio…riconosco che questo è un tipo di ricerca interessante per quel che riguarda l’ingegneria liutaria ma non mi entusiasma il risultato timbrico che in questo modo si ottiene.

Quanto riesci a soddisfare le richieste dei tuoi clienti? Mi spiego meglio facendoti un esempio banale .. se ti chiedo una chitarra classica con sette corde, a spalla mancante, diapason 66 cm .. magari amplificata .. ci sono problemi?

Preferisco rimanere nell’ambito della chitarra diciamo così tradizionale o storica (e con ciò intendo il periodo che va dal primo ottocento - ovvero dalla chitarra romantica - fino ad arrivare allo strumento contemporaneo) questa è la mia specificità, il mio repertorio. Poi essendo un professionista se mi chiedono qualche cosa fuori dagli schemi cerco di accontentare il cliente…però ad esempio non mi occupo di chitarre acustiche, perciò se me ne chiedessi una ti dirotterei su qualcuno dei miei colleghi, Josep Melo, Illotta, Coriani, Migliorini & Pozzi, per fare qualche nome. In passato ho anche fatto qualche esperimento bizzarro, mi è servito per capire delle cose…oggi mi piace ancora sperimentare, ma prevalentemente in una direzione che guarda al passato, ad esempio ho costruito una chitarra con fasce e fondo in cartone…ma quella l’aveva già pensata Antonio De Torres nel 1862…ciò che ad alcuni è sembrato innovativo, era già un idea di più di cent’anni fa!

In quanto tempo evadi un ordine per uno strumento? Quali sono i tuoi tempi di attesa? Qual è il costo di una tua chitarra?

La mia lista d’attesa è attualmente di circa 10 mesi, se mi ordini una chitarra oggi è questo a grandi linee il tempo che dovrai aspettare. Per quello che riguarda i prezzi sono in una fascia che va da 3.200 a 5.000 euro.
Le differenze di prezzo dipendono principalmente da tre fattori:
- dalla scelta delle meccaniche e qui voglio citare almeno due ottimi artigiani perché li abbiamo in Italia, che in questo settore producono dei piccoli gioielli, Alessi ed Exagon.
- dall’uso o meno del palissandro brasiliano che come sai è un legno molto raro e costoso.
- e poi c’è il lavoro di intarsio, di pura ebanisteria che tanto più è elaborato tanto più tempo e applicazione richiede. Il progetto e la lavorazione della tavola armonica invece sono assolutamente accurati per tutte le fasce di prezzo. E’ come avere una macchina modello base e una con tutti gli optional possibili: il motore è lo stesso.
Questa precisazione mi sembra doverosa per evitare che si pensi che un modello meno costoso sia “funzionalmente” inferiore. La chitarra con fasce e fondo di cartone lo dimostra.




continua domani

lunedì 19 luglio 2010

Manuel Ponce' s Prelude on a Torres ' papier machè replica

Fabio Zontini:Biografia



Mi sono avvicinato alla liuteria dopo un’incontro molto significativo, quello con il Liutaio Carlo Raspagni nel 1992: nello stesso anno mi sono iscritto alla Civica Scuola di Liuteria di Milano diplomandomi Maestro Liutaio Restauratore nel 1996. Da più di quindici anni mi dedico alla costruzione di chitarre classiche ispirandomi alla liuteria storica del periodo tra otto e novecento; Antonio De Torres, FranciscoSimplicio, Hermann Hauser I e Pietro Gallinotti rappresentano i miei liutai di riferimento. Ho inoltre svolto ricerche filologiche dedicandomi alla riproduzione di copie dic hitarre romantiche di Antonio Rovetta, Louis Panormo, Joseph Marconcini, Carlo Godone. Ho partecipato a numerose mostre nazionali ed internazionali tenendo conferenze e lezioni nell’ambito di festivals chitarristici in Italia e all’Estero. (fra cui Cremona Mondomusica, il festival di Brno in Repubblica Ceca e il Festival di Querètaro inMessico ) Sono socio ALI (Liutai Professionisti Italiani).Vivo e lavoro dal 1997, nell’entroterra ligure, in provincia di Savona.
Per il Blog Chitarra e Dintorni ha scritto due articoli sulle chitarre e la liuteria:

venerdì 16 luglio 2010

Recensione di The Art of Contemporary Guitar di Caroline Delume, Arion, 1998


“Progettiamo la forma dei nostri edifici, ma poi sono gli edifici a modellare la nostra vita” Winston Churchill

Poco importa chi ha pronunciato questo aforisma e poco importa che si riferisca all’architettura, lo stesso tipo di ragionamento può essere affrontato anche in ambiti diversi: dalla robotica, alla medicina, alla musica contemporanea, ai social network e le enciclopedie.
Stiamo vivendo in un contesto dove l’eccesso di informazioni e la proliferazione di nuove forme di linguaggio ci lascia a volte euforici di fronte all’immenso campo di possibilità che si prospettano davanti a noi, a volte sgomenti per l’incapacità di gestire tutto questa massa di possibilità e di effettuare delle scelte coerenti e efficienti. Nel caos dei segni, i fatti sono tracce solo se sappiamo cosa stiamo cercando e solo se sappiamo interpretarli, in pratica si stanno realizzando le previsioni e le teorie espresse da Umberto Eco ancora nel 1963 col suo saggio “Opera Aperta” e solo una maggiore apertura mentale e una maggiore capacità di ascolto ci possono aiutare a risolvere questi rapidi cambiamenti di prospettive. In questo senso la chitarra sembra essere uno strumento che da sempre ha messo in pratica questa capacità di adattamento a nuovi contesti sociali e culturali, spaziando senza nessun problema tra generi musicali diversissimi tra loro, generando nuove possibili tecniche di esecuzione, riuscendo sempre a rimanere attuale, popolare e colta allo stesso tempo. All’interno degli ambiti della stessa chitarra classica poi ci si è accorti ( e se ne sono accorti soprattutto i compositori) delle vaste possibilità timbriche e dei vasti territori che questo strumento mette a disposizione di chi compone e di chi esegue. Accordature aperte, rasguado, giochi a due mani sulla tastiera, uso di bottleneck permettono di ricavare dallo strumento nuovi suoni, nuove atmosfere, nuove possibilità. Ce ne accorgiamo ascoltando questo ottimo cd uscito nel 1998 per la etichetta francese Arion, suonato in maniera eccellente dalla bravissima Caroline Delume, quest’opera raccoglie una serie di composizioni per chitarra classica composti tutti tra il 1984 e il 1997, tutte registrazioni in anteprima mondiale da compositori spagnoli e francesi nati tra il 1954 e il 1966. Si tratta quindi di musiche non molto antecedenti all’edizione del cd e di compositori che al massimo dieci anni fa avevano tra i 32 e i 43 anni, e non sembra affatto che siano passati già 11 anni dalla sua stampa dato che le musiche suonano fresche e attuali, magnificamente interpretate da una chitarrista dotata di una tecnica eccellente e da una notevole capacità musicale. Bello scoprire nuove musiche e nuovi compositori, belle ascoltare una così brava musicista.

Empedocle70

- Cadencia n 3 di Francisco Luque
- Trans-errance 1 di Bruno Giner
- 2.Bakarrizketa di Ramon Lazkano
- Luz Azul di Cesar Camarero
- Histories ancienned di Philippe Leroux
1 Historie de i
2 Historie ronde
3 Historie lourde
4 Historie d'insister
5 Historie d'en finir
- Cadencia n1 e 2 di Francico Luque
- Mouvement apparent di Philippe Durville

Recensione di Parade del Trio Chitarristico di Roma, Musikstrasse, 2002


“La musica oggi non è più per pochi” proclamò Weil nel 1928 “I musicisti di oggi hanno fatto propria questa frase. La loro musica è più semplice, chiara e trasparente…”

La frase e le tre musiche di Kurt Weil, (Moritat, Yuiokali Tango e Alabama Song) fanno da introduzione a questa recensione e a questo cd svelando una visione musicale e un repertorio inusuale e nuovo per la chitarra classica. L’iniziativa davvero intelligente da parte del Trio Chitarristico di Roma (ovvero Marco Cianchi, Fabio Renato d’Ettorre e Fernando Lepri) è stata quella di presentare un repertorio insolito di musiche che si pongono a confine tra il colto e il popolare, tra la musica (oramai) classica e la canzone d’autore, tra l’accademia e il cabaret e il cinema.
Oggetto di questo cd sono infatti alcune musiche realizzate da compositori di formazione classica del Novecento per il teatro, il cinema, il cafè-chantant, il cabaret, suddivise per zone tematiche: i tre brani di Weil raccolti nella sezione “Leider Parade”, le “Trois chansons” di George Auric, Francis Poulenc e Erik Satie, le “Modinhas e Cancoes” di Manuel M. Ponce e Heitor Villa-Lobos e le “Cinevisioni” con le trascrizioni per chitarra delle colonne sonore del compositore italiano Nino Rota.
Si tratta di musiche scritte per fini specifici come opere teatrali, canzoni per cabaret o colonne sonore, e in tutti i casi dei riuscitissimi tentativi di cercare di creare dei ponti sopra la frattura (apparentemente) insanabile tra musica colta e d’avanguardia e la musica popolare. Gran parte di questi compositori, Weil, Poulenc, Satie su tutti, sono stati compositori d’avanguardia cercando nei loro tempi delle soluzioni che potessero rappresentare un musica nuova (o una Nuova Musica) che fosse al di fuori da quella che veniva chiamata la Seconda Scuola Viennese. Ciascuno ha cercato delle nuove strade rivolgendosi o a nuove forme di intrattenimento come il cabaret e il cinema non ancora all’epoca “cristallizzate” da forme strettamente commerciali o attingendo al repertorio di quella che oggi chiamiamo la musica folk, come Ponce e Villa Lobos. Tutti ci sono riusciti meritandosi un posto nella storia, così come il Trio Chitarristico di Roma è riuscito a ricreare le giuste atmosfere che animano queste musiche grazie a delle bellissime trascrizione (curate da Fabio Renato d’Ettorre) e alle notevoli capacità dei tre musicisti impegnati.
Su tutte permettetemi di segnalare le loro versioni delle opere di Kurt Weill dove riescono a mantenere la tragicità, l’ironia e le componenti caricaturali che il compositore seppe inserire nelle sue musiche accompagnandole con la carica melodica tipica dello strumento classico, impossibile resistere a canticchiare Alabama Song: “Oh show us the way to the next whiky bar / Oh don’t ask why, oh don’t ask why.”

Empdocle70

giovedì 15 luglio 2010

"The Sharp Edge" di Pablo Montagne su AlchEmistica!


AlchEmistica è davvero felice di presentare il primo lavoro sulla lunga distanza realizzato per la nostra netlabel dal chitarrista pugliese Pablo Montagne. Il suo titolo “The Sharp Edge” non lascia alcun dubbio sulla musica che andrete liberamente ad ascoltare e scaricare: è tagliente, spigolosa, viva, carica di energia pulsante e liberatoria. Pablo fa sfoggio di tutto il suo virtuosismo dimostrandosi completamente a suo agio nella selva di chitarre che lo circondano sul palco e con le quali dialoga in continuazione passando dalla chitarra classica a quella acustica a quella elettrica alla baritone charleston, kazoo, percussioni, pick-up, voce....etc.... in un flusso incessante di suoni e di musiche nuove, frizzanti, che posso lasciare sconcertati ma sicuramente non indifferenti. Come leggerete dalla sua biografia Pablo Montagne è un musicista e un compositore dalle idee interessanti e coinvolgenti e dalla ampia visione musicale e artistica, nonché un chitarrista davvero fuori dal comune.
Questo “disco” che esce sempre sotto la licenza Creative Commons è stato interamente registrato dal vivo, in presa diretta e senza nessun lavoro di overdubbing o di correzione successivi il 30 aprile 2010 nella Chiesa di S.S. Pietro e Paolo a Monopoli, all'interno della "VII esposizione biennale di liuteria chitarristica".
Questa è la musica di Pablo Montagne: sincera, viva, forte e .. anarchicamente intelligente e intransigente, proprio come lui. Siamo fieri di averlo con noi.

AlchEmistica “Make People Listen”
Monografia su Pablo Montagne

mercoledì 14 luglio 2010

Marco Pavin: monografia



Intervista con Empedocle70


Recensione di Kiss the Guitar player di Klimt, Challenge Records, 2009


Un disco divertente. Divertente, leggero, ben suonato e ben costruito. Il progetto di base è quello di chiedere a sette chitarristi / compositori di creare dei brani per chitarra e l’ensemble Klimt!, gruppo di musica da camera olandese dalla solida formazione classica da tempo dedito a un repertorio vicino alle musiche jazz e a altre forme di musica popolare, dei brani caratterizzati da una sorta di “parità musicale con l’ambizione dichiarata di superare la formula usuale “solista versus ensemble”. Coinvolti nel progetto i chitarristi Leonardo Amuedo, Axel Hagen, Maarten van der Grinten, Bert Meulendijk, Peter Tiehuis, Arturo Ramòn e Olaf Tarenskeen (gli unici due a presentare una seria formazione classica, gli altri tutti provenienti da un background più jazz e pop): l’idea ha funzionato? Parzialmente sì. Se l’idea era di riuscire a scrivere e suonare una musica fresca, allettante, piacevole e allo stesso tempo basata su un’elevata qualità strumentale, la scommessa è stata sicuramente vinta: il disco è davvero gradevole, si ascolta tutto con grande piacere e relax e non si avverte in nessun senso quel senso di pesantezza “intellettuale” che a volte accompagna i progetti innovativi. Se l’idea era quella di creare dei nuovi percorsi musicali innovativi .. beh non ci siamo: poche davvero poche sono le idee davvero nuove che circolano, nella maggior parte dei casi si tratta di riproposizione di formule musicale già adottate e sentite principalmente negli anni ’80 con quel genere camaleontico chiamato “Fusion” e da gruppi e musicisti come gli Uzeb, Al Di Meola, Didier Lockwood o certo progressive di marca Journey e certe cose ultime suonate dagli Yes. Brani come “Gustav on the rocks” e “Into ecstasy” hanno davvero ben poco da dire. Decisamente meglio e anzi davvero interessanti le tre parti del “Trinity for string quartet” di Veli-Matti Halkosalmi e i “Fandango” e “Dance of the seven veils” basati sul Guitar quintet in Re maggiore G448 di Luigi Boccherini e riarrangiati da Arturo Ramòn.
Per cui attenzione: se siete alla ricerca dell’ultima novità in campo di avanguardia musicale chitarristica questo cd non fa per voi, se invece volete ascoltare della musica davvero gradevole, ben suonata e arrangiata senza voler cadere nel zuccherificio imperante della musica pop commerciale allora compratelo subito, vi sorprenderete a battere il tempo e a swingare schioccando le dita, e l’estate non chiede di meglio.



Empedocle70

martedì 13 luglio 2010

Pablo Montagne The Sharp Edge out soon on AlchEmistica!

Recensione di Ferdinad Rebay di Solo Duo (Lorenzo Micheli e Matteo Mela) Stradivarius, 2010


La Guitar Collection della Stradivarius raggiunge la quota di tutto rispetto di venti cd con questa nuova uscita del Solo Duo, ovvero Lorenzo Micheli e Matteo Mela, opera monografica interamente dedicata al compositore viennese Ferdinand Rebay (1880-1953), personaggio che finalmente con questo disco esce da un periodo di “buio storico” per vedere giustamente affermarsi le proprie qualità di compositore dedito in particolare modo e con interessanti risultati al nostro strumento preferito.
Il cd presenta quattro pezzi fondamentali: il Grosses Duo fur Gitarre und Quint-BassGitarre, eseguito da Duo con la presenza di una Quint-BassGitarre, accordata una quinta più in basso rispetto a una chitarra normale, la Variationen uber Schuberts Wiegenlied, suonata da Lorenzo Micheli, la Sonate in A moll fur Gitarre Solo, in quattro parti e interpretata da Matteo Mela e sempre in quattro parti, la Sonate di D moll fur Gitarre suonata ancora da Lorenzo Micheli.
Sulle abilità musicali dei due interpreti non ci sono dubbi, ascoltarli suonare è un semplice atto dello spirito e la loro abilità è tale che sembra non ci sia alcuna fatica, alcuno sforzo, alcuna difficoltà nel loro suonare, come se le musiche che interpretano non presentino la minima difficoltà e escano semplicemente dai loro strumenti, così di getto, senza bisogno di un lavoro di composizione a monte, senza che vi sia una idea di costruzione in precedenza. Così, senza fatica, quasi in assenza di gravità.
Credo sia giusto essere grati ai Maestri Mela e Micheli per aver voluto riportare alla luce questo repertorio inspiegabilmente dimenticato. Si tratta di eccellente musica post moderna improntata sempre verso una grande dolcezza, dell’insieme chitarristico unita da una notevole escursione dinamica e da un gusto meraviglioso verso la melodia. E’ musica espressamente pensata per la chitarra e per le specifiche qualità melodiche dello strumento e che nelle mani e nei pensieri di Rebay riesce a raggiungere vette di perfezione e assoluto controllo. Non c’è una nota fuori posto, una sbavatura, una imperfezione, solo grande, commossa poesia unita a una grande, immensa emotività.
Bellissimo. Bellissimo. Aggiungere altro mi sembra superfluo.

Empedocle

lunedì 12 luglio 2010

Mauro Tonolli: monografia



Intervista con Empedocle70


Recensione di “il sospiro” di Rabih Abou Khalil, Enja Records, 2002


Il suo nome è Rabih Abou-Khalil e il suo strumento è l'oud, un piccolo strumento a corda simile al liuto. Nato e cresciuto in Libano, questo artista ha studiato oud al conservatorio di Beirut, prima di trasferirsi in Germania, dove ha studiato anche flauto all'Accademia di Musica di Monaco. Il suo stile può essere a ragione considerato un buon esempio di “crossover”: mescolare i ritmi della musica araba e medio-orientale a quelli del jazz, del rock e della musica classica, trasformando in questo modo il suo oud in uno strumento di world jazz e suonando con grandi virtuosi del jazz mondiale, come Steve Swallow and Glen Moore. Ho scelto di parlarvi di questo suo disco del 2002 perché ha la particolarità di essere stato inciso per oud solo, niente percussioni, niente accompagnamento di fiati, niente aggiunte, solo Rabih Abou Khalil e il suo strumento. E ne esce un disco stupendo, non sono un esperto di oud ma mi sento tranquillamente di affermare che nei tredici brani che suonano per quasi sessanta minuti del cd suona una tale concentrazione di poesia e di talento da lasciare quasi senza fiato. Rabih Abou Khalil non è solo un musicista eccezionale ma qui, pizzicando le corde del suo strumento riesce a evocare profumi mediorientali, echi di un forte legame spirituale e culturale tra l'esperienza musicale araba e quella occidentale, tra Asia ed Europa, come è altrettanto evidente il legame tra lo strumento arabo e quello europeo che compare per la prima volta nel nostro continente in concomitanza con il dominio arabo in Spagna, viene impiegato sin dai tempi della raffinata tradizione letteraria e musicale francese dei trovieri e dei trovatori nel corso del Medioevo, passa attraverso l'esperienza musicale rinascimentale, e giunge alla conclusione della sua avventura nelle prime manifestazioni del barocco italiano nella prima metà del Seicento. Questo tra i suoi dischi che ho ascoltato è forse quello meno orientato al jazz e il più vicino alla musica tradizionale mediorientale, non è musica per club, ma sottofondo per i silenzi delle caldi notti d’estate, la sua musica sembra infatti accogliere il silenzio e farsene partecipe, ci gioca, ci si nasconde disegnando arabeschi sonori dedicati a una mondo da Mille e una Notte, non così distante.
Ascoltate questa musica, ne rimarrete ammaliati, sia per la bravura di questo musicista, sia per la sua forza poetica. Bellissima la confezione del cd e bellissimo il libretto e le foto che lo accompagnano.

Empedocle70