mercoledì 17 marzo 2010

Intervista con Simone Sorini, seconda parte


Ho, a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico, nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?

E’ esattamente una delle enormi differenze che intercorrono tra noi e i musicisti del passato, la facilità di reperimento e fruizione di stili musicali diversi è un frutto della nostra epoca che va a scapito della profondità e la veridicità dell’espressione musicale, pur non essendo in se un fatto negativo. La poliedricità dell’interprete del nostro secolo è cosa buona nella misura in cui egli ne sia perfettamente cosciente e sappia dare una lettura dell’opera musicale del passato consapevole e ricca di significato, anzi di significaTI

Luciano Berio ha scritto “la conservazione del passato ha un senso anche negativo, quanto diventa un modo di dimenticare la musica. L’ascoltatore ne ricava un’illusione di continuità che gli permette di selezionare quanto pare confermare quella stessa continuità e di censurare tutto quanto pare disturbarla”, che ruolo possono assumere la musica in questo contesto?

Io trovo semplicemente che la musica non è mai passato, non parla mai una lingua morta, è l’unica espressione artistica umana che presuppone fortemente il “qui e ora”, non vedo connessioni tra la musica e il passato, soprattutto per quanto riguarda la musica antica, che è quanto più legata ad interpretazioni figlie di mode filologiche continuamente in cambiamento, molto più ad esempio della musica del secolo scorso.


Il vostro disco è un esempio perfetto della numerosa serie di “riscoperte” di autori e di spartiti musicali finora trascurati con nuove edizioni musicali estremamente curate dal punto di vista filologico (strumenti d’epoca, recupero delle trascrizioni originali, etc), a cui stiamo assistendo di recente, ritenete esaurita la ricerca storica sugli autori originali per chitarra dei secoli passati o credete che possano ancora verificarsi “scoperte” di repertorio inedito di rilevante valore?

Anche qui si dovrebbe dire che le scoperte non finiscono mai, la storia della musica (come quella della società) è formata alla base da eventi minori, protagonisti minori e dimenticati che esistono molto più dei grandi nomi dei quali si sa gia tutto. Gli eventi e i protagonisti minori sono un numero sconfinato, solo quando avremo la capacità di intendere la loro voce verranno a farsi conoscere, per ora giacciono negli archivi, tenderei ad escludere il ritrovamento di partiture autografe di Sor o Villa Lobos, ma per tutti gli altri veri protagonisti della storia il campo è apertissimo a nuove scoperte

Parliamo di marketing. Quanto pensate che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi? E in confronto al passato? Il mecenatismo illuminato è stato semplicemente sostituito dal libero mercato?

E’ importantissimo, tanto quanto lo è stato in ogni passato. Ma Il mecenatismo come tendiamo ad interpretarlo oggi è quasi una diceria, in realtà fu una forma propagandistica e una arma politica in mano ai potenti esattamente come POTREBBE esserlo oggi se solo i nostri governanti avessero i mezzi umani per capacitarsene.. meglio così! Meglio il libero mercato

continua domani

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