lunedì 8 febbraio 2010

L'età oscura del Tango di Rubén Andrés Costanzo parte prima


"Canciòn maleva canciòn de Buenos Aires
hay algo en tus entrañas que vive y que perdura”
1

Posso dire come Fito Pàez:"Nacì en el '63 con Kennedy a la cabeza" 2, ma con un tango che era in fase calante almeno per quanto riguarda la sua popolarità nella città che l'ha visto nascere. Non era la prima volta che la musica di Buenos Aires entrava in crisi, ma questa posso dire l'ho vissuta, e che mi crediate o no, anche se ero un bambino, l'ho vissuta da tanguero: i miei amici ascoltavano nueva ola alcuni più "alternativi" rock nacional, io tango. A casa mia il tango era sempre presente, parlo del tango inteso come musica e poesia. Ho visto fare follie pur di mantenere viva la fiamma del tango. Mia cugina Noemì aprì negli anni '70 persino una "tangueria" (un locale dove si va ad ascoltare tango) nel cuore di un quartiere discotecaro e modaiolo, dove l'unico aggettivo per il tango era: kitch; fu una grande soddisfazione personale, come grande fu il fallimento dal punto di vista economico. Forse per chi ha visitato Buenos Aires negli ultimi anni, dove ogni cosa che si fa nella metropoli viene messa in relazione col tango fino alla nausea, non potrà immaginare la stessa città rifiutando la sua musica.

Quando inizia questa età oscura?

Alla fine dell'800 la società occidentale cominciò a trasformare lo status dei cittadini, mi sto riferendo al passaggio da liberi cittadini a liberi consumatori. Le abitudini culturali delle classi meno abbienti sono state sempre influenzate da chi detiene il potere, ma nel XX secolo i prodotti della cultura come la musica e la danza, che prima erano autoprodotte da questa classe ora sono anche una merce di scambio; risulta quindi molto più difficile identificare se i cambiamenti nelle danze o nelle musiche popolari siano dovuti a contaminazioni culturali, voglia di innovazione o ricerca di nuovi prodotti da vendere.

Buenos Aires, forse è il centro di un piccolo universo che attrae tutto a sé, una capitale che non guarda mai la sua periferia, immaginiamoci se si degna di guardare il Paese, persino quando a fine '800 è stata assediata dai "provincianos federales" per mettere fine al suo predominio sul resto del Paese, la città è riuscita a conquistare le forze provincianas insediate e queste sono diventate più porteños 3 dei porteños. Buenos Aires non guarda verso l'interno ma nemmeno il suo fiume, verso il quale spande la sua crescita edilizia, dal punto di vista architettonico, Buenos Aires non guarda da nessuna parte, Buenos Aires guarda solo se stessa, Buenos Aires è la Regina del Plata.
Nel 1945 la città del Tango aveva di fronte a sé un potente concorrente: Peròn che, con la moglie Eva Duarte (Evita per il popolo), era a capo di una coalizione elettorale che fu capace di "peronizzare" la cultura porteña, aprendo la città ai poveri e ai diseredati. I due ebbero persino la sfacciataggine di "declassare" il direttore della biblioteca nazionale, Jorge Luis Borges, al rango di ispettore del pollame, costringendo molti intellettuali all'esilio.
Credo che il motivo per cui il consenso popolare del peronismo, (con tutte le contraddizioni tipiche di un governo populista), perduri fino ai giorni nostri, non si trovi solo nei privilegi clientelari che ha sempre elargito a suoi elettori, ma anche nell'identità che ha saputo forgiare in un popolo che fino al 1945 non era una nazione, cioè non aveva una base culturale che rendesse omogenee le diverse identità che si mescolavano in quel crogiolo chiamato Argentina..


1 Ritornello del tango: La canciòn de Buenos Aires (trad. La canzone di Buenos Aires) 1932. Musica di Azucena Maizani e Oreste Cufaro. Parole di Manuel Romero. Cantata dalla stessa Azucena Maizanes nel film Tango 1933 (primo film sonoro fatto in Argentina)
2 " Nacqui nel '63 con Kennedy al potere" così recita un brano di Fito Paez, musicista rock argentino
3 Porteño: si legge "portegno" ed è l'aggettivo che identifica le persone nate nella città di Buenos Aires, ancora oggi eiste in Argentina una grande rivalità tra le popolazione dell'interno del Paese chiamate provincianos (trad. provinciali) e porteños.

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