giovedì 4 febbraio 2010

Intervista con Simone Massaron terza parte


Ascoltando la tua musica mi sono fatto l’idea che tu venga da una grande molteplicità di ascolti e di influenze, come gestisce questi frammenti di memoria musicale nelle tue composizioni e improvvisazioni? Li utilizzi consciamente o …. li lasci liberamente fluire?

Mi piacerebbe risponderti che li lascio fluire liberamente, ma non ne sono sicuro. Uno degli esercizi che faccio ogni sera prima di dormire è quello di “mandare” il mio cervello nel passato e cercare di ricordarmi episodi, storie, sensazioni. Amo il passato, forse perchè penso che abbia più cose da dire del presente. Per me è principalmente una reazione a uno stimolo; improvvisare su un frammento che mi è venuto in mente è uguale a scrivere un pezzo pensando a una 500 negli anni ’60, o alla New York dei primi del ‘900.
Il problema è che quando poi mi riascolto mi sembra tutto molto banale e “citazionista”, ma per grande fortuna mia, non vengono mai pubblicate le critiche che io faccio al mio lavoro.

Facciamo un gioco: ti faccio alcuni nomi, che penso siano legati alle tue idee musicali, mi dici se ci ho azzeccato e che cosa significano o hanno significato per te? Incomincio:
- Fred Frith
- Derek Bailey
- Frank Zappa
- Marc Ribot
- Naked City


Fred Frith: amo molto il suo lavoro. e è sempre stato un mio grande punto di riferimento. Desidero suonare con lui quanto desidero la Gibson di cui ti parlavo prima.
Derek Bailey: è il visionario poeta della chitarra moderna. Ho ascoltato i suoi lavori fino a consumarli e penso che il suo “Ballads” sia un capolavoro.
Frank Zappa: non l’ho mi sopportato, mi dispiace.
Marc Ribot: beh, per me è quasi uno zio (...) E’’ un musicista straordinario e grande intelligenza. Suonare con lui mi ha dato molto, mi ha aiutato a capire molte cose a proposito del suonare “insieme” agli altri e mi ha dato anche una grande fiducia in me e nelle mie capacità.
Naked City: un gruppo eccezionale, che mi ha dato modo di scoprire il lato ironico della scrittura e quanto è possibile orchestrare le proprie idee anche con un piccolo organico come un quintetto. Negli anni ‘90 avevo un gruppo che si ispirava molto a loro con il quale ho registrato un disco che però non è mai stato pubblicato.

Concesso di essere rimasto molto colpito dai tuoi dischi: Breaking News registrato con la presenza di Elliott Sharp e Daendalions on Fire con la voce di Carla Bozulich. Cosa ha significato per te lavorare con questi due artisti? E’ una mia semplice opinione ma in Daendalions on fire ho notato una maggiore tensione rispetto al disco con Elliott Sharp: una mia idea, oppure una precisa scelta stilistica o … il semplice frutto di una collaborazione con una artista particolare come la Bozulich?

Per me sono state due produzioni totalmente differenti. Il disco con Elliott “Breaking News” è stato pensato in sei giorni e registrato in sei ore. Sicuramente in studio ho sentito il peso di avere vicino un gigante come lui, ma sono molto soddisfatto di quello che è venuto fuori, particolarmente della cover di “Run Through the Jungle” dei Creedence e del mio “The Kid” che ricorda vecchie cose di Sidney Bechet.
“Dandelions on Fire” è invece stato meditato a lungo con un grosso lavoro di composizione e sviluppo delle idee. Ho parlato a Fabrizio della LongSong del desiderio di fare un disco di canzoni e il progetto ha raccolto subito il suo entusiasmo. La scelta di Carla è stata tale anche su suggerimento di Nels Cline che mi invitò ad andare a sentirla; dopo poche note del suo concerto ero assolutamente sicuro che lei fosse la voce che stavo cercando. Ci siamo parlati e dopo qualche giorno le ho portato un cd con dei provini.
Ho lavorato moltissimo sulla composizione, particolarmente sulla scelta dei timbri e sui contrasti sonori.
Lavorare con Carla è stare sempre agli estremi delle cose: riesce a stimolarti e a sconvolgerti con un idea, con la bellezza di un testo quanto a farti impazzire per il suo modo di lavorare assolutamente differente dal mio.
E’ stato un disco difficile da realizzare che mi ha dato tante soddisfazioni soprattutto di critica e che nello stesso tempo mi ha dato molta sofferenza per il divario tra come è stato accettato e le possibilità concrete di realizzare un tour di promozione.
Rimane, per me, il mio lavoro più bello e significativo, dove co-estistono i miei lati di compositore, arrangiatore e chitarrista.


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