giovedì 7 gennaio 2010

Intervista con l'Ensemble Frame quarta parte


Ho, a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico, nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?


Qui si aprirebbe un discorso infinito sull’ermeneutica e sulla filologia… ti basti sapere che riteniamo questo processo una cosa molto positiva. Per dirla con Gadamer, l’atteggiamento ermeneutico deve avvicinarci al passato, non creare un baratro col presente. T. S. Eliot vedeva passato e presente in continuo dialogo: non solo i capolavori del passato influenzano il pensiero presente, ma anche ogni capolavoro scritto oggi ridefinisce tutta la storia che l’ha preceduto. L’Odissea di Omero non può essere oggi la stessa quale era prima di Ulysses di Joyce. E lo stesso vale per la musica: quello che ci interessa degli autori del passato è il pensiero che riesce ad attraversare i secoli rimanendo attuale. La filologia è uno strumento utile, ma non dobbiamo dimenticare che siamo uomini che hanno attraversato due guerre mondiali, scrivono alla luce elettrica e respirano una miscela di gas ben diversa da quella dell’epoca di Bach o Mozart. Voler ascoltare e suonare le opere del passato pensando di prescindere da questo non è ancora errore: è assurdità.

Come vedete la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?

La disponibilità pressoché infinita di materiale che si è avuta grazie all’avvento di internet è una grande risorsa. Risorsa che però andrebbe gestita con intelligenza e rispetto.


Il Blog viene letto anche da giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli vi sentite di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

Quattro cose: curiosità, passione, determinazione e, soprattutto, grande disponibilità all’ascolto. L’ascolto degli altri e di se stessi, oltre che un momento indispensabile nella formazione “curriculare” di ogni musicista, dovrebbe diventare un vero e proprio atteggiamento nei confronti di ogni manifestazione del mondo.


Quali sono i vostri prossimi progetti? Su cosa state lavorando?

Le idee e i progetti sono veramente tantissimi. Il progetto più lungimirante è TALEA, un laboratorio a lungo termine che vede la collaborazione con compositori al fine di creare, come dice il nome, un ”innesto” del nuovo sull’antico, in cui le forme del passato si evolvono e si schiudono in un universo nuovo attraverso un flusso continuo, che abbatte ogni barriera temporale. La prima espressione di TALEA sarà realizzata con due eventi in novembre e dicembre di quest’anno, che propongono musiche di autori italiani ispirate a composizioni di autori cinquecenteschi di area italiana.
Altro punto fondamentale nel nostro lavoro è la necessità che le nostre performances siano veri e propri spettacoli caratterizzati da un “continuum” sonoro. L’ esperienza di questo prima fase di lavoro ci ha infatti fatto comprendere come l’ ascolto di un concerto inteso come una successione di pezzi chiusi non rappresenti la condizione ideale di ascolto della musica contemporanea. Questo perché abbiamo la necessità di contestualizzare sempre di più le nostre performances a seconda del luogo e del momento in cui vengono proposte. In questo modo, ogni progetto è una sorta di “spazio aperto” che si nutre di sempre nuove risorse e, grazie alle stretta collaborazione con i compositori, propone continue e diverse soluzioni dal punto di vista esecutivo.


Un grande in bocca al lupo!

Empedocle70

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