domenica 7 marzo 2010

Recensione di Song e Ricercari di Fabrizio de Rossi Re di Empedocle70

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Scrive Luciano Berio nel suo libro “Un Ricordo al futuro”: “Abbiamo a disposizione un’immensa biblioteca del sapere musicale che ci attrae, ci condiziona, cin intimidisce e ci invita a sospendere o a esasperare le cronologie e la storia … Oggi quella biblioteca, un po’ come la Biblioteca di Babele di Borges, non ha più confini, si espande in tutte le direzioni, non ha un prima e un dopo e non è un ricettacolo di memorie. E’ aperta e totalmente presente ma sempre in attesa di interpretazione.”
Fabrizio de Rossi Re sembra aver ben meditato su queste parole visto il contenuto di questo cd uscito per Rai Trade nel 2007. Il compositore in questo ambito da un perfetto esempio di cosa si può intendere per rielaborazione di diversi tempi storici in chiave moderna muovendo da un’idea musicale di stampo classico verso percorsi stilisticamente multiformi, sempre in equilibrio tra una comunicazione diretta e aperta e l’eredità linguistica delle avanguardie storiche, dando vita ad una produzione davvero diversificata. I brani di questo cd infatti attingono a materiali che vanno dal XVI al XXI secolo.
Si comincia con Hurucane “demone dello spirito del vento” per piano e elettronica che si ispira a Brani del Codice di Faenza, Mysterium Cosmographicum trae spunto dall’omonimo tratto di Keplero, Ricercare primo un brano per arpa e archi che trae origine da una forma musicale del Cinquecento nota appunto come “ricercare”. Diario Giapponese sembra invece un’invenzione che si muove più nello spazio che nel tempo attingendo nell’immaginario esotico per creare una nuova “lingua giapponese” che fa da base al brano. Bad Dance, tratto dal balletto” L’ombra dietro la pietra”, per un’immaginaria danza di robot costruita su nastro magnetico, lo sconsolato e notturno Round about vampyr versione per sax contralto e nastro, “remix” del Vampyr per sax contralto del 1989. Venus’song, altro esempio di rielaborazione, questa volta della canzone rinascimentale per liuto e voce “Venus song (du und dein Kind)”, questa volta messa a disposizione del trio altrove 1.3 (Gisbert Watty, chitarra, Luciano Tristaino, flauto, Marcello Bonachelli, clarinetto). Chiude il cerchio The lost war, direttamente ispirata ai fatti del 11 settembre 2001, un canto funebre per voce di vecchio nel vento, melodica e harmonium, la cui tristezza e rassegnazione agli eventi storici e all’inutilità dei conflitti degli uomini può oggi essere ben compresa alla luce dell’attuale situzione politica e economica mondiale.
Di non facile ascolto ma anche non facilmente dimenticabile.

Empedocle70

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