martedì 14 luglio 2009

Recensione di Homages di Nuccio D’Angelo, Magie Records 2006

Nuccio D'Angelo Homages

Copertina rossa con immagine in dissolvenza di un ispirato Nuccio D’Angelo per questa sua ultima fatica discografica datata 2006, e se a ogni colore corrisponde uno stato d’animo la cover fa presagire un ascolto intenso e animato da una sottile tensione.
Un bel disco! Con una registrazione nitida e pulita e un sottile riverbero che ricorda i primi dischi degli Oregon registrati per la ECM ancora negli anni ’70 e ’80. In realtà questo disco potrebbe essere letto come una mappa di possibili collegamenti musicali e culturali: l’oboe che indaga e si aggira sornione in “Reflection on Amber” richiama Paul McEndless, lo stesso brano assieme a “Reflection of the Sea” evoca citazioni di rock psichedelico cantemburyiano dei grandi e sempre attuali Soft Machine (massimo rispetto per Robert Wyatt e Hugh Hopper), la tensione del Tango di PIazzolla che riverbera nella personale rielaborazione quasi jazzistica di “Cafè 1930” mentre la sua figura aleggia in “La leggenda di Astor” , le tre parti della “Electric Suite” dove ogni tanto vedo spuntare le tre chitarre di Friday Night in San Francisco e il tappin’ di Spanish Fly di Van Hallen, echi dei balcani in “Introduzione e Aria”, la rivisitazione di Gaspar Sanz in “Canarios”, i temi del sogno, le assenze e il vento ispirate dalle poesie di Giorgio Caproni nelle “Tre Invenzioni Liriche”. Tanta carne e ingredienti sul fuoco per uno stuzzicante e corroborante piatto misto che lo chef Nuccio D’Angelo e suoi collaboratori, tutti bravissimi musicisti, ci servono in modo impeccabile e gradevole .
Disco per chi ama il collegamenti, disco per chi ama uno sguardo obliquo sulle cose, disco per chi ama uscire dai soliti percorsi e ascoltare altri paesaggi.

“I Templari c'entrano sempre.” Umberto Eco, Il Pendolo di Focault

Empedocle70

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