martedì 26 maggio 2009

File Under Culture&Art 1.0.4




"L'arte è un investimento di capitali, la cultura un alibi." Ennio Flaiano (1910-1972), scrittore italiano.

Qualche tempo fa riflettevo con un amico architetto sul concetto di hinterland e di come ormai la vita delle città si sia spostata dal tradizionale centro ai margini, cioè invece di un centro da cui tutto fluisce e a cui tut­to è collegato, ci sono oggi città forma­te da stringhe di centri nuovi e vivaci, disposti intorno al vecchio centro, or­ mai disabitato. Certo, questo è più evidente in America che in Europa: in America affari e commercio si sviluppano al­ l'esterno delle città e creano importanti collegamenti fra punti diversi della periferia, che spesso non passano nemmeno dal centro, ma anche da noi a causa dell’enorme sviluppo edilizio di questi ultimi anni si sta sempre più osservando un concetto di città diffusa, una specie di “sprawl” tipico dei romanzi di William Gibson.
A volte penso che sia successo lo stesso in ambito culturale: ho la sensazione che il tradi­zionale "centro" della cultura delle Belle Arti (musica "seria", dramma e pittura) non sia più l'unico luogo attivo ma che attorno a esso siano cresciute intere nuove culture (suburbane, volgari, veloci) che ora fanno riferimento l'una all'altra invece che al centro. Insomma i municipi e gli uffici gover­nativi della vecchia cultura rimangono dove non abita più nessuno, mentre i centri di interesse si spostano altrove. Quali gli effetti semantici?
La storia della storia dell'arte in realtà è il racconto di come varie persone cercano di far emergere una possibile storia (della cultura) sopra tutte le altre. In forma diagrammatica, immaginate di rappresentare la nostra cultura" come un intero campo di "eventi culturali": un campo che comprenda i Led Zeppelin, Madonna, Mike Bongiorno, Leonardo da Vinci, Hokusay e Lee Perry, oltre a Segovia, Armani e Renzo Piano e altro ancora.
In questo ambito ho sempre pensato che il classico lavoro dello storico dell'arte consista nel tracciare un'unica forte e chiara linea di connessione in quel campo, vista come il centro di potere della "nostra cultura". Ciascun storico definirà una “sua” linea, frutto della sua visione del mondo, un altro storico dell'arte potrà fare una diversa serie di scelte o mettere accenti diversi e difenderà la validità della propria linea. Una volta definita questa linea di continuità il "valore" delle diverse “proposte artistiche” poteva essere comodamente stabilito in base alla loro prossimità a quella linea, come cantava Battiato (citando Gurdjieff) era la ricerca di un “centro di gravità permanente”, un oracolo a cui continuamente rivolgere l’eterna domanda: "Ma è arte?".

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