lunedì 23 marzo 2009

File under Popular: Che cos'è la musica popolare?



1. Questa domanda, solo in apparenza ingenua, si è dimostrata essere nel tempo così enigmaticamente com­plessa che si è tentati di seguire l'esempio della leggendaria defi­nizione della canzone folk ‑ "tutte le canzoni sono canzoni folk; non ho mai sentito un cavallo che le cantasse" (il termine folk in questo caso è inteso nel suo significato principale di "gente") e suggerire che tutta la musica sia popular music, nel senso che è gradita (“populare”) almeno a qualcuno.
Personalmente ho sempre pensato che questa definizione ha sia il difetto di svuotare il termine di gran parte dei significati di cui è investito nel discorso corrente, ma anche il merito di andare a toccare una delle tante fonti di questi significati: ciò che è “populare” per me non lo è necessariamente per te. Ne consegue che tutti questi significati sono radicati socialmente e storicamente: essi portano il segno di particolari contesti e usi, e non sono mai neutrali.
Una minima "archeologia" del termine generale "popular" ri­vela sia la molteplicità delle sue connotazioni sia alcuni dei mo­vimenti storici che si sono associati a queste ultime: ha a che fare con il “popolo” (ma chi è e chi non lo è?), anche se spesso nel senso di vulgus, della gente comune, e quindi con un senso (spregiativo) di qualità inferiore o che soddisfa gusti volgari.
Sot­to l'influenza di un'ideologia democratica invece, tale significato si può capovolgere, e “populare” può diventare un termine di legit­timazione, come nel caso dell'America postrivoluzionaria. Un altro si­gníficato, nel senso di “favorito” (ma da chi poi?) diventa predominan­te, perlomeno in Gran Bretagna, verso la fine del XVIII secolo, mentre nel secolo seguente questo significato si avvicina di più ad "apprezzato" (cioè giudicato valido ‑ ma da chi sempre?). Anche l'uso positivo di questo termine riferito alla classe sociale (una cosa populare in quanto prodotta specificatamente dal ceto basso) inizia in questo periodo, e diventa uno dei sensi più frequenti nel nostro secolo.
Nella musica, l'uso quantitativo ("favorito") sembra essere emerso nel XVIII secolo, insieme allo sviluppo di un mercato com­merciale (borghese) di prodotti musicali; e nella prima metà del xix secolo, quando le canzoni per il mercato borghese (comprese quelle che adesso chiameremmo canzoni da salotto) venivano descritte come canzoni populari, ciò significava che erano un buon prodotto (e cioè erano apprezzate dalle persone la cui opí­nione contava). Sopravvivevano comunque anche le vecchie connotazioni e, durante il xix secolo, con l'impatto del Romanti­cismo, le canzoni populari potevano essere sinonimo di canzoni “contadine”, “nazionali” e “tradizionali”. Più tardi nello stesso secolo, il termine “folk” sostituiva questi significati legati al po­pulare, che passava invece a descrivere i prodotti del music hall e poi quelli di produttori di canzoni per il mercato di massa co­me Tin Pan Alley e il suo equivalente britannico (il San Remo nostrano?).
Nel xx secolo, molti di questi significati coesistono e si intrec­ciano in diversi usi del termine. Frans Birrer li ha riassunti a se­conda delle loro categorie principali, che possono esistere di per sé o combinate tra loro:

1) Definizioni normative. La musica popolare come tipo di musica in­feriore.
2) Definizioni negative. La musica popolare è musica che non sia qualche altro genere di musica (generalmente musica “folk” o “seria”).
3) Definizioni sociologiche. La musica popolare è connessa (è prodotta per o da) a un particolare gruppo sociale.

4) Definizioni tecnologico‑economiche. La musica popolare è diffusa dai mass media e/o in un mercato di massa.


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