venerdì 28 marzo 2008

’A Capa ‘e morte e il Castel dell’Ovo: leggende fantasia e dintorni, prima parte di Titti Esposito


I PARTE

Rieccomi di nuovo qui. Già , ancora qui per narrare ma, più che altro, per quieto vivere…
….che paradosso per un’anima trapassata.
Non potete immaginare il putiferio che è scoppiato nell’aldilà dopo il mio breve racconto su Mago Virginio e tutto perché non ho menzionato in esso il Castel dell’Ovo. Sì, proprio così, perchè non ho fatto accenno alla leggenda medioevale di questo castello secondo la quale, in esso, Virgilio vi avrebbe nascosto, in una caraffa colma d’acqua e dal becco stretto, protetta da una gabbia di ferro finemente lavorata, un uovo capace di proteggere il castello e la città di Neapolis da qualsiasi catastrofe.
- E’ quindi Virgilio che si è risentito?- chiederete voi.
Tutt’altro… Lui ha assistito a tutta la scena da una certa distanza, con signorile distacco ed un sorriso sornione stampato sul viso.
Chi ha dato vita a grande polemica è stata invece Giovanna I , regina di Napoli, figlia primogenita di Carlo D’Angiò e Maria di Valois che nel Castrum Ovi incantati, residenza di famiglia, vi ha vissuto per vari anni.
Secondo la nobildonna, la mia mancanza è risultata una gravissima offesa nei confronti del Sommo Vate e della storia della città di Partenope perché alla costruzione di tale castello pare risalirebbero addirittura le origini della città.
Armato di tanta pazienza ma forse di poca diplomazia, ben sapendo cosa in realtà l’avesse infastidita, ho cercato di farle comprendere che la mia precedente narrazione forse non era proprio il contesto più idoneo per far riferimento alla fortezza e alla sua storia, ne tanto meno ai personaggi che vi avevano abitato e che in un certo senso avevano operato per perpetuare nei secoli la leggenda.
Non l’avessi mai detto!
Sua Maestà la regina ha cominciato a strepitare e ad urlare accusandomi di essere un ingrato, un gran villano, uno zotico…
Dovete sapere,infatti, che il castello sorge sull’isoletta di Megaride, isoletta costituita da due scogli uniti da un arcone, e sulla quale, secondo la tradizione, si sarebbe impigliato il corpo inerte della sirena Partenope ,suicida per non essere riuscita ad incantare con la sua voce melodiosa l’eroico Ulisse.
Per amor della cultura riporto qui la descrizione della collocazione della fortezza fatta da una encomiabile figura nei primi del 900:
“Là dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere rocce, che sono le inattaccabili fondamenta del Castello dell’Ovo, dove lo sguardo malinconico del pensatore scopre un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni prima della nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata Megaride…”
Matilde Serao

Ora, intorno al 1370, un evento sismico, pare avesse fatto crollare l’arco naturale che univa i due scogli sul quale il castello era stato costruito causando ingenti danni alla struttura .
La regina Giovanna, come riportano dettagliatamente le cronache coeve, dovette così predisporre la ristrutturazione dell’edificio e dell’arco e tranquillizzare il popolo sulle sorti dell’uovo, giurando di aver provveduto alla sua sostituzione, ristabilendone i poteri magici, per evitare che si diffondesse il panico per nuove e ben più gravi sciagure.
In un certo senso , la bella sovrana si era aggraziata la plebe che proprio di buon occhio non la vedeva semplicemente per la movimentata vita amorosa che era solita condurre nel castello. L’edificio, infatti, dal volgo era spesso chiamato “…della Regina Giovanna”, ammiccando, rievocando, in sostanza, l’immagine delle profonde fosse del castello sul cui fondo erano fissate lame di spade e punte aguzze e in cui, sempre casualmente e misteriosamente, precipitavano i suoi numerosi amanti all’uscita dal suo talamo.
Capite ora il perché di tanto sbraitare?
Inevitabilmente parlando del castello avrei dovuto parlare della regina Giovanna D’Angiò e riportare il suo nome alla ribalta.
Altro che amore verso la storia di Napoli… altro che rispetto verso Virgilio…
Comunque, pur di porre fine al suo monologo isterico, ho dovuto prometterle che avrei raccontato la storia di Castel dell’Ovo, il tutto sotto lo sguardo divertito di Virgilio che, vista la “quiete” tornare, decide finalmente di avvicinarsi per riverire al suo cospetto e sparire.
A questo punto mi sembra doveroso però, prima di andare ad analizzare la “la leggenda dell’uovo”, i cui aspetti appaiono estremamente interessanti, fare una brevissima ricostruzione storica delle sorti del castello.
I primi a sbarcare sull’isolotto di Magaride intorno al VII secolo a.c. furono i Cumani (di origine greco-euboica) e lì fondarono un avamposto mentre sul retrostante monte Echia il primo nucleo della futura città di Partenope.
Su di esso, poi, intorno al I secolo a.c., durante la dominazione Romana, Lucio Licinio Lucullo vi fece costruire una immensa villa che fu in seguito fortificata dall’imperatore Valentiniano III.
Nel 476 d.c. nell’edificio vi fu rinchiuso, invece, l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo che ivi morì segnando così la fine dell’Impero Romano d’Occidente.
(il castello negli anni a venire sarà prigione anche per la stessa Giovanna I d’Angiò, per il figlio di re Manfredi di Svevia, per la principessa d'Acaja, per Tommaso Campanella, per numerosi giacobini, carbonari e liberali fra cui Francesco De Santics).
Nei secoli successivi la struttura divenne sede di un convento (convento basiliano detto del Salvatore) fondato da religiosi provenienti, con le loro reliquie, dall’Oriente per sfuggire alle persecuzioni promosse dall’imperatore Leone III Isaurico.
Su Magaride sbarcò e trovò rifugio pure Santa Patrizia (compatrona di Napoli) per sottrarsi alle bramose voglie dello zio Imperatore d’Oriente, nelle sue grotte vi morì e perciò spesso nella tradizione arcaica la sua figura è stata affiancata a quella della sirena Partenope.
Poi Normanni, D’Angiò, Aragonesi…
Comunque, per fornire notizie più dettagliate mi sono rivolto ad una conoscenza terrena: date un’occhiata :
http://video.libero.it/app/play?id=fe4ccd8e0aa814358e223a205e9e5a90
Io intanto ne approfitto per allontanarmi un momento.
Con permesso.


Titti Esposito

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