lunedì 21 gennaio 2008

SANTA LUCIA LUNTANA……piccola storia di un grande patrimonio che gli emigranti trasferirono nel nuovo mondo Parte seconda di Angela Cingottini


Oltre all’amore l’ elemento più ricorrente nelle canzoni napoletane è il mare. Ispirati dalla sua natura poeti popolari e colti hanno dato vita a immagini suggestive, come in Marechiaro di Salvatore di Giacomo, del 1885, oppure O’ marenariello di Gennaro Ottaviano, del 1893.
Anche la famosissima Santa Lucia, che nel 1848 è stata la prima canzone napoletana ad avere un testo anche in italiano, è legata al mare. E’, più precisamente, l’invito di un barcaiolo a fare un giro sulla sua barca per poter meglio godere il fresco della sera .

L’amore rimane comunque il sentimento più cantato nelle canzoni napoletane. Luoghi classici dell’amore, nel settecento e per tutto l’ottocento, sono stati finestre e balconi, spesso presenti nei titoli o ricordati nel testo. Questo perché c’era l’abitudine di cantare serenate sotto la finestra della donna amata, che qualche volta dava dall’alto un cenno di risposta. Viene da pensare, oltre alle già ricordate settecentesche Fenesta vascia e Fenesta ca lucive, alla stupenda Scètate,la serenata piena di passione scritta nel 1887 dal poeta e giornalista Ferdinando Russo. Ma anche nella già ricordata Marechiaro il poeta scrive ‘scètate Carulì ca l’aria è doce’,-svegliati Carolina che l’aria è dolce,dopo aver chiaramente detto ‘….a Marechiare ce sta ‘na fenesta…passa l’acqua pe’ sott’e murmulea…’-…a Marechiaro c’è una finestra…l’acqua passa di sotto e mormora….’

Verso la fine dell’ottocento l’amore sembra trasferirsi nei giardini. Salvatore di Giacomo vi ambienta la sua Era de maggio mentre Vincenzo Russo, poeta semi-analfabeta,autore di I’ te vurria vasà, un testo tra i più significativi di tutto il repertorio napoletano, ne canta i colori e gli odori come splendida cornice entro cui è collocata la donna amata. Siamo nell’anno 1900.Un paio di anni prima,nel 1898, un insegnante che scriveva testi di canzoni per migliorare la sua precaria condizione economica e un posteggiatore, avevano composto un pezzo bellissimo che in breve tempo fece il giro del mondo , diventando il simbolo dell’Italia e motivo di identificazione nazionale per tutti gli italiani che,già da oltre un ventennio, avevano cominciato a emigrare all’estero. Si tratta di O’ sole mio, sicuramente la canzone italiana che rimarrà la più conosciuta nel mondo per oltre mezzo secolo. Bisognerà infatti arrivare al 1958,quando Domenico Modugno lanciò la sua Nel blu dipinto di blu, per avere una canzone che ne eguaglierà il successo.

L’inizio del nuovo secolo popola il centro di Napoli di caffè e café-chantant. Locali come il famosissmo Gambrinus diventano ogni sera il punto di ritrovo di artisti e letterati e spesso le idee musicali scaturiscono proprio di lì.
Anche lo scrittore abruzzese Gabriele D’Annunzio, che visse a Napoli per due anni, era un assiduo frequentatore del Gambrinus. Proprio lì, per vincere una scommessa con il poeta Ferdinando Russo, scrisse una poesia in napoletano che intitolò ‘A vucchella’. La poesia fu in seguito musicata da Francesco Paolo Tosti e divenne in breve tempo parte del repertorio dei maggiori cantanti lirici.
Ma mentre, da una parte, le canzoni diventavano sempre più patrimonio di cantanti famosi che si esibivano in sale di spettacolo o teatri, con accompagnamento orchestrale o anche solo con pianoforte, dall’altra era sempre molto vivo quel filone di cantanti popolari, i posteggiatori, che, accompagnandosi con pochi strumenti a corde e percussioni , si esibivano nelle trattorie o nelle strade. In genere essi si organizzavano in piccole bande a livello familiare in cui ognuno aveva il proprio ruolo di musicista o di cantante. Molti si esibivano a Napoli, ma alcuni andavano in altre città d’Italia o venivano invitati anche all’estero per cantare presso famiglie facoltose. In tal modo contribuivano a far conoscere le canzoni napoletane ad un pubblico più ampio. Anche il grande tenore Enrico Caruso (1873/1921) aveva iniziato a cantare come posteggiatore e fu proprio in questa veste che, nel 1891 ,fu notato dalla persona che gli fece studiare canto. Quando già famoso,nel 1903,si trasferì a New York,diventò l’ambasciatore più degno di nota della canzone napoletana nel nuovo mondo. A lui successe un altro eccezionale tenore,Beniamino Gigli(1890/1957), che accompagnato dal pianista e compositore Ernesto De Curtis, portò la canzone in giro per il mondo. Del resto, proprio grazie agli emigranti che per primi avevano contribuito ad una sua diffusione capillare nei paesi loro ospiti, essa era già molto conosciuta e ammirata. Nel 1911 un emigrante calabrese,Alessandro Sisca, che aveva fondato a New York un giornale in lingua italiana (La follia di New York), scrisse la prima canzone napoletana in territorio di emigrazione. Si tratta di Core ‘ngrato, musicata da un compositore napoletano di nome Salvatore Cardillo, anche lui trasferitosi negli Stati Uniti, nel 1903. La canzone divenne famosissima in breve tempo e in quello stesso anno fu pubblicata anche a Milano dopo aver compiuto un cammino migratorio alla rovescia.
Ma la canzone destinata a diventare il simbolo di tutti coloro che lasciavano o avevano lasciato l’Italia per cercare miglior fortuna all’estero fu Santa Lucia Luntana, scritta da E.A.Mario (Giovanni Gaeta) nel 1919.Il testo è emblematico: in poche strofe descrive sentimenti e emozioni di chi parte con nessuna prospettiva di ritorno. Cantata dagli emigranti con le loro valige di cartone o da grandi come Beniamino Gigli ed Enrico Caruso, racconta l’esperienza di vita di un popolo e di una città che ancora oggi molti, all’estero, proprio grazie alla diffusione delle sue canzoni, identificano con l’Italia tutta.

Angela Cingottini

Pubblicato in lingua inglese su www.italymag.co.uk/ 23 marzo 2005


Angela Cingottini vive a Siena, dove è docente di lingua italiana presso l'Università per Stranieri. (http://www.unistrasi.it/ ) Germanista di formazione, ha tradotto e pubblicato testi a carattere storico-artistico e poetico dal tedesco e dall'inglese. Si occupa di glottodidattica e ha condotto sperimentazioni e ricerche all'interno dell'università sull'utilizzazione del canto e del teatro nell'apprendimento dell'italiano lingua straniera e collaborando con l'International Opera Theatre of Philadelphia (http://www.internationaloperatheter.com/)Collabora alla videorivista Tendenze Italiane, per la quale ha curato numerosi servizi di carattere antropologico- musicale. Ha pubblicato articoli in vari settori -cinema, musica, glottodidattica-ed è formatore in master e corsi di aggiornamento in Italia e all'estero. Ha tenuto conferenze e cicli di lezioni sulla storia della canzone italiana presso l'Università per stranieri di Siena, la Libera Università di Città della Pieve e presso istituzioni universitarie in Europa e negli Stati Uniti. Nel 2004 il Circolo dei Lenti di Siena ha curato una sua personale di pittura, 'Immagini', ripetuta nel 2005 nella rassegna 'Arte e Scuola ' dalla Biblioteca Comunale di Monteriggioni. Collabora come voce recitante a eventi poetico-letterari e concerti, ultimo quello organizzato il 26 ottobre 2007 dall'associazione Music Ensemble nel palazzo comunale di Siena, con la soprano Silvana Bartolotta,il pianista Leonardo Angelini e il violinista Franco Barbucci.(http://www.musicensemble.it/ )

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