giovedì 15 novembre 2007

Jacopo da Montaio: il vero-falso Dowland

Non contento delle scorribande piratesche compiute in ambito letterario, Fausto Bottai ha esportato le stesse tecniche manipolatorie in campo musicale. Mi riferisco, per le prime, all’articolo di Fauvel sugli acrostici. Delle seconde parlerò brevemente qui. Nell’articolo di cui sopra Fauvel citava ad un certo punto il Borges di ‘Tlon, Uqbar, Orbis Tertius’ ed in particolare il fatto che tutte le opere d’arte del pianeta Tlon sarebbero creazioni (o ricreazioni?) di un solo autore, atemporale e anonimo. Viene il sospetto che Fausto si sia assunto, nel suo piccolo, il compito di dimostrare che la realizzazione dell’ ‘utopia’ tloniana sia… più vicina del previsto. Vi mostra una ‘sua’ opera? Viene subito da chiedergli: ehm, ma chi ne è autore? Citando Pirandello: uno, nessuno, centomila? Sicuramente centomila sono troppi! Uno.. troppo pochi! Usando il termine ‘nessuno’ si dà forse la risposta più giusta, poiché metaforicamente ci si avvicina a quel concetto di atemporalità e di anonimato di cui si diceva.
Ma vediamo di scendere nei dettagli. Coloro che frequentano il forum di chitarra classica Delcamp potrebbero essersi imbattuti in alcuni esempi di questo genere di opere. Riporto senz’altro le note che lo stesso Fausto ha postato in quella sede presentando uno di questi lavori, Piccola poesia notturna, propriamente un 'logogrifo', ovvero un anagramma parziale composto da frammenti di un altro brano musicale, in questo caso ‘The frog galliard’ di J.Dowland. ‘Ho già dichiarato, scrive Fausto, che il lavoro di taglia e cuci è stato compiuto direttamente su registrazioni audio, tagliando cioè a brandelli una traccia wave e ricomponendo con quei brandelli una diversa ‘registrazione’ del tutto virtuale. Tutto ciò sfruttando le potenzialità di uno dei programmi più noti e usati, in sede di editing. Bene, uno dei brani di Dowland era appunto 'The frog galliard', recentemente postato dall'amico Angelo Barricelli sul forum in una esecuzione splendida. La tentazione di ripetere l'esperimento a partire dalla sua registrazione era troppo forte... Gli ho chiesto quindi l'autorizzazione a 'maltrattare' il suo mp3, e lavorando di forbici e colla ho pazientemente 'ricostruito' questa Piccola poesia notturna'..
Qui sotto postiamo a mo’ d’esempio l’mp3 dei due brani.
Possiamo rilevare che il meccanismo alla base di questo ‘gioco’ è esattamente analogo a quello di cui parlava Fauvel nel precedente articolo : si tratta sempre di ‘testi’ composti da citazioni integrali di un’opera altrui. I brani per liuto di John Dowland come le poesie di Giuseppe Ungaretti. L’autore di queste operazioni definibili, senza tema di smentita, parassitarie, a chi lo rimproverava considerando questo modo di agire un ‘sacrilegio’, rispondeva candidamente: 'Per me il discorso funziona in tutt'altro modo: adoro la musica di Dowland al punto di aver scelto questo compositore come guida , come il mio Virgilio nel viaggio all’interno del mondo della musica. Ed è proprio in virtù di questa scelta che ritengo giusto 'usare' la sua musica come 'oggetto' di studio: in questo senso, il rifacimento, la citazione, la variazione etc. li considero un rendere omaggio, non un deturpare... '
Non so quanti prenderanno per buona questa sorta di autodifesa.. Noi, borgesiani convinti, propenderemmo.. per l’assoluzione…



http://it.geocities.com/empedocle70/Thefroggalliard.mp3



http://it.geocities.com/normanczabo/JacopodaMontaio/piccola_poesia_notturna.mp3

Jacopo da Montaio

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